Quando compaiono i libri accanto al cassonetto, si solleva puntualmente l’indignazione generale. «Che vergogna, la cultura non si butta nella spazzatura, è un peccato mortale. Del resto di che ti sorprendi, siamo un popolo di ignoranti», commentava qualche giorno fa una signora osservando la pila di saggi, romanzi ed enciclopedie anni Ottanta accatastata sul marciapiede. Un uomo, anche lui di passaggio, ha captato la protesta e le ha domandato: «Perché non se li prende lei?». E la donna: «Non posso, a casa mia siamo già pieni».
Il punto è proprio questo: in Italia si vendono ogni anno più di 20 milioni di copie, ed è impensabile che questa montagna di carta venga accumulata all’infinito nelle case, e lo spazio delle biblioteche consente di conservare una selezione ragionata di titoli, certo non l’intera produzione editoriale del Paese. I libri nella spazzatura di viale Quattro Venti fanno un brutto effetto, ma rassegniamoci: li vedremo ancora.
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