Roma
@Prossen
Gli estratti di frutta e verdura sono l'ultima moda alimentare, o forse la penultima, o la terzultima: le regole del buon mangiare sono diventate più effimere di una collezione prêt-à-porter autunno-inverno. Gli estratti sono la bevanda di riferimento nelle botteghe bio che spuntano ovunque in città, ma ormai si trovano anche nei bar e molte famiglie si attrezzano per produrli in casa, acquistando l’apposito estrattore di succo a freddo per una modica spesa che può andare dai 150 ai 500 euro. Mandare giù un bicchierone di barbabietola, melograno e spirulina - ci spiegano - è come guadagnare un anno di vita in più, perché le proprietà dell'estratto sono infinite, è come farsi un endovena di vitamine, e sia chiaro che l'estratto è l’estratto mentre la centrifuga è tuuutta un’altra cosa, perché l’estratto si estrae “a freddo”, la frutta non si scalda e quindi non va persa neppure una molecola di vitamina.
Il consumatore in pausa pranzo, a digiuno di conoscenze biochimiche, e soprattutto a digiuno da molte ore e impaziente di ingerire qualsiasi cosa, prende per buona la spiegazione: assaggia quel bibitone colorato, che in effetti cattivo non è, anzi. Farà davvero così bene? Chissà, comunque non può fare male. I romani più anziani però si ricordano di un vecchio film, “La famiglia Passaguai”. Aldo Fabrizi lavorava in una ditta che produce estratti da verdura: «Sedan si fa col sedano, Carotin si estrae dalla carota e Cavolet si fa col cavolo». Era la modernità vista nel 1951. Le mode alimentari sono cicliche, passano e poi ritornano, come i pantaloni a zampa d’elefante.
pietro.piovani@ilmessaggero.it
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