Per un malato vero procurarsi il certificato medico è un'avventura

di Pietro Piovani
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Mercoledì 7 Gennaio 2015, 22:34 - Ultimo aggiornamento: 8 Gennaio, 19:45
Pioggia di certificati medici per i vigili di #Roma. Quindi, volete dirmi che invece i medici lavoravano a Capodanno?

@eli_grandi






Enrico ha seguito sui giornali il caso dei vigili che si sono ammalati in massa a Capodanno, e le accuse rivolte da molti ai medici per aver certificato patologie quantomeno sospette. Ieri mattina però Enrico, che in tanti anni di lavoro avrà preso in totale cinque giorni di malattia, si è svegliato con la febbre a 39.



Ha avvertito l’ufficio, ha recuperato il numero di telefono del suo dottore, dopo di che ha trascorso l’intera mattinata con il cellulare all’orecchio, sempre con lo stesso risultato: «Il cliente da lei chiamato non è al momento raggiungibile». Ha provato anche a inviare un sms: nessuna risposta. L’ipotesi di andare dal medico di persona non l’ha presa neppure in considerazione, non aveva le forze per uscire di casa e tantomeno per trascorrere due ore in una sala d’attesa in mezzo a una decina di altri pazienti. Nel pomeriggio, quando Enrico cominciava a preoccuparsi sul serio, finalmente il dottore ha risposto al telefono.

Il dottore, frettoloso come può essere chiunque si trovi una decina di persone in coda fuori dalla porta, si è fatto descrivere sommariamente i sintomi, quindi ha inviato telematicamente il certificato all’Inps, fidandosi di quanto gli aveva raccontato il paziente.



E se - come invocato da molti nei giorni scorsi - il medico si fosse rifiutato di sottoscrivere una diagnosi telefonica? «Per me sarebbe stato un bel guaio» confessa il febbricitante Enrico. I certificati di malattia saranno sempre un problema finché non si risolverà un problema ancora più grande: il numero insufficiente di medici di famiglia. Nel frattempo, i medici continueranno a dare certificati a chi non è malato, e i malati veri peneranno per essere visitati.



pietro.piovani@ilmessaggero.it