Il 16 ottobre e quell’offesa al dolore di Roma

di Marco Pasqua
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Lunedì 13 Ottobre 2014, 00:53 - Ultimo aggiornamento: 00:54
Roma. Uno schiaffo alla città

la messa nera allestita

con un grottesco altare a Ponte

Sant'Angelo per il boia Priebke




@francofontana43



Piove su Roma, quando, alle 5.15 del mattino di un maledetto “sabato nero”, i nazisti invadono le strade del Portico d’Ottavia e iniziano una spietata e inarrestabile caccia all’uomo. Nove ore dopo, quando la retata finisce, 1259 persone si ritrovano ammassate al Collegio militare di via della Lungara.



Dopo alcuni controlli ne restano 1022. E’ il 16 ottobre del 1943, e la città si trova a vivere l’orrore della lucida follia nazista. Gli ebrei devono fare i conti con il più grande rastrellamento avvenuto in Italia ad opera delle SS. Per loro, questa, rappresenta l’ultima tappa di un triste itinerario iniziato nel settembre del 1938 con la promulgazione delle leggi razziali.



Cinque giorni dopo, il 18 ottobre, quelle 1022 persone vennero caricate sui vagoni, alla stazione Tiburtina, destinazione Auschwitz. Arrivarono nel lager il 23 ottobre. La maggior parte di loro morì lungo il viaggio o subito dopo nelle camere a gas: torneranno in 16 tra cui una sola donna, Settimia Spizzichino. E’ una ferita, quella del rastrellamento del Ghetto, che tutta la città e non solo la comunità ebraica, deve sentire propria e non deve dimenticare.



Perché è solo con la forza e il valore della Memoria che si può rispondere alle becere provocazioni folcloristiche di quanti, avvolti nelle nebbie dell’ottusa ignoranza, hanno voluto ricordare, su Ponte Sant’Angelo (ma anche ad Albano) la morte del capitano nazista Erich Priebke. E questo a pochi giorni dalle commemorazioni del 16 ottobre. Un’offesa a tutta la città, alla sua storia, al suo dolore.



marco.pasqua@ilmessaggero.it