Roma, discarica abusiva scoperta dai piloti di linea: la terra dei fuochi da 18 ettari gestita da una dipendente regionale

Dall’area sulla Portuense, vicino Fiumicino, alte colonne di fumo notate dai mezzi in volo. Inquinate le falde e l’aria

Maxi-discarica abusiva scoperta dai piloti di linea: 18 ettari di rifiuti tossici gestiti da un’impiegata regionale
di Camilla Mozzetti
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Domenica 7 Gennaio 2024, 00:46 - Ultimo aggiornamento: 00:47

Le mani su quel terreno lungo la Portuense, le aveva messe nel lontano 2013 e per dieci anni, con l’aiuto del compagno e dei figli (attualmente indagati) ha tirato su un business di smaltimento illegale di rifiuti con maxi sversamenti che avvenivano ogni 2-3 giorni e che aveva fruttato solo negli ultimi anni, in base alle prime stime della polizia di frontiera Aerea di Fiumicino e dei colleghi della municipale (XI Gruppo Marconi), diverse centinaia di migliaia di euro. Lei ha 52 anni ed è un insospettabile impiegata dell’ufficio protocollo della direzione Affari istituzionali e personale della Regione Lazio.

L’ente, già lo scorso dicembre prima ancora che fosse eseguita l’ordinanza di misura cautelare, l’aveva sospesa dal servizio con seguente congelamento dello stipendio. Tiziana Colantoni, classe 1971, si è difesa e pure sulla sua pagina Facebook ha scritto all’indomani della sospensione dal lavoro: «La verità verrà a galla e quando succederà allora pagherò lo spumante a tutti». Ma intanto la donna si trova ai domiciliari per volere del gip Simona Calegari mentre altri undici soggetti, fra cui appunto i figli, il compagno e alcuni imprenditori che negli anni si sono a lei rivolti scaricando rifiuti di vario tipo a costi ben inferiori rispetto alle discariche ordinarie e in barba alle più basilari normative, sono accusati a vario titolo di inquinamento ambientale, incendio doloso, calunnia, furto di energia elettrica ed acqua, abbandono e malgoverno di animali. 

La Laurentina una discarica a cielo aperto

L’INCHIESTA

Tutto parte nel 2014 quando la società proprietaria dei 18 ettari di terreno in zona portuense, non lontano dall’immensa Città del commercio all’ingrosso (Commerce city) e dall’aeroporto di Fiumicino, comprende che la zona è stata occupata abusivamente da una donna che, con la sua famiglia, ha messo su anche un “allevamento” di cani.

Ne nasce una querelle civile che durerà anni: la società del nord Italia che aveva precedentemente acquistato il terreno da una famiglia romana vorrebbe realizzare una struttura ricettiva ma il terreno è occupato e non riesce a riaverlo libero. Anche un pastore a cui la società, in attesa dei permessi a costruire, aveva affidato l’area per portare al pascolo il gregge viene minacciato dalla Colantoni. In base, infatti, a quanto la polizia ha potuto ricostruire all’uomo, nel momento in cui la donna occupa il terreno, vengono rivolte minacce precise: «O te ne va, o te la vedi con gli Spada», il riferimento è alla nota famiglia malavitosa con cui la 52enne aveva millantato un legame. L’inchiesta sul traffico e la rimozione illecita di rifiuti entra nel vivo quando alcuni piloti aerei sorvolando il terreno in fase di atterraggio sulle piste di Fiumicino vedono alzarsi delle colonne nere di fumo. C’è qualcosa anzi molto, che brucia sotto di loro. Così iniziano le indagini con appostamenti e servizi, fra cui anche i controlli della municipale che intercetteranno i furgoni delle ditte (alcuni imprenditori sono indagati) che si recavano in via Portuense 1532 e che a fronte del pagamento, sversavano ogni tipo di rifiuto. Quando la polizia e la municipale entrano nel terreno, si trovano davanti uno scenario quasi apocalittico.

Cumuli e masse di rifiuti ovunque: su quel terreno non distante da alcune abitazioni nel corso degli anni era stato scaricato ogni tipo di scarto. Elettrodomestici, rifiuti chimici, vernici, calcinacci, mobili. Perché sarà contestata anche la rimozione dei tradizionali “svuota cantine”. Per cui mobili e suppellettili. Quando l’area si caricava troppo, i rifiuti venivano bruciati per far posto ai nuovi. Gli scarichi in base alle verifiche dei vigili e della polizia avvenivano ogni 2-3 giorni e si stima che migliaia di tonnellate siano state smaltire illegalmente nel corso di dieci anni a fronte di proventi ingenti, molti dei quali sicuramente in nero. Non solo: se le indagini non hanno cristallizzato in maniera puntuale l’entità delle “transazioni” - sono attualmente ancora in corso analisi e verifiche su conti bancari e movimentazioni - è stato accertato come la donna e la sua famiglia (che pure viveva nell’area nonostante i figli risultassero assegnatori di una casa popolare a Finocchio), si erano allacciati abusivamente alla rete elettrica e all’acqua che rivendevano. Sempre in base a quanto la polizia ha potuto verificare, infatti, diverse cisterne andavano a fare il carico e l’ipotesi è che anche questa venisse pagata analogamente ai servizi per la rimozione dei rifiuti. Sui profili social della 52enne, infine, è stato possibile trovare anche dei post/annunci che promuovevano alcune ditte e società finite poi nell’inchiesta perché appunto si liberavano qui dei rifiuti. Detriti e immondizia che in base alle stime di Ama potranno essere rimossi con l’utilizzo di almeno 100 autocompattatori.

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