Le opere secondo gli accertamenti del pm Claudia Terracina - erano già state eseguite, ma negli elaborati grafici e nelle foto trasmessi dal Municipio di Collegiove alla Regione risultava che i luoghi interessati ossia piccole case, cantine, locali che formano il caratteristico albergo diffuso del paese - non erano stati ancora modificati nella loro struttura originaria. Una falsa rappresentazione della realtà per mettere mano sugli incentivi riservati al turismo rurale. La vicenda, trasmessa per competenza territoriale a Roma dalla procura di Rieti, era stata sollevata dalla consigliera Maria Fioravanti. Sul banco degli imputati ci saranno il sindaco Domenico Manzocchi (finito nei guai anche per la ricostruzione ex novo del monumento ai Caduti), il vice dell'epoca Giovanni Amici, l'assessore Domenico Petrucci (ora vicesindaco), il funzionario dell'ufficio tecnico Bartolomeo Proietti e i due architetti che materialmente avrebbero predisposto gli elaborati.
I presupposti del reato l'aver «redatto, approvato e presentato alla Regione il progetto di ampliamento dell'albergo diffuso di Collegiove in gran parte già realizzato nel 2011 producendo tavole ed elaborati attestanti falsamente lo stato dei luoghi raffiguranti come ancora da realizzare opere già eseguite». «Ponendo così - si contesta ancora - in essere atti idonei a indurre la Regione conseguire l'erogazione del contributo pubblico, per le incentivazioni delle attività turistiche, per un importo pari a 290.837 euro». Tentata truffa a erogazioni pubbliche non riuscita, in base alle conclusioni della procura, per cause indipendenti dalla volontà degli imputati. E solo perché «la Regione negava il contributo per mancanza di legittimazione de comune a richiederlo». Nonostante la grana giudiziaria, nota in paese, il sindaco Manzocchi è stato riconfermato con le elezioni del 2019 con l'83 per cento dei voti. Il suo legale sul caso non si sbilancia: «Respingiamo l'accusa. Chiariremo a processo».
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