Roma, televisite per i più fragili. «Sono oltre un milione»

Roma, televisite per i più fragili. «Sono oltre un milione»
di Alessia Marani
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Domenica 8 Marzo 2020, 19:24
Martedì la Regione Lazio fornirà ai medici di famiglia l’elenco dei pazienti fragili della regione: 1,2 milioni di persone - la metà a Roma - potenzialmente più a rischio se contagiate dal coronavirus. Sono loro che, se positive, rischiano di finire nelle Terapie intensive degli ospedali. E per questo serve un piano speciale per proteggerli il più possibile. E occorre anche una strategia per tutelare i 4500 medici di base del Lazio (2600 solo a Roma) che vanno messi in sicurezza, perché non ci si può permettere, nell’emergenza, di tenere i professionisti in quarantena e i loro studi chiusi. A Roma nella Asl 1 e 2, già un paio sono off-limits perché i titolari sono entrati in contatto con pazienti positivi, così come a Torvaianica, la dottoressa che aveva visitato per prima il poliziotto ora ricoverato allo Spallanzani, si trova in isolamento domiciliare il suo ambulatorio, condiviso con un collega, è chiuso. Il che vuole dire che ben tremila assistiti sono stati “dirottati” su altri colleghi già oberati. 
 
Qual è, dunque, il piano? Innanzitutto, la Regione Lazio sta sbloccando le procedure per l’attivazione e la consegna di 600 device digitali ai medici di base. Si tratta di pulsiossimetri per la rilevazione del livello di ossigeno nel sangue da cui si ricava anche la frequenza cardiaca e la temperatura corporea, tre parametri fondamentali che verranno registrati e trasmessi in tempo reale ai medici in rete di teleassistenza. Ai pazienti verrà consegnato in abbinamento uno smartphone attraverso il quale potranno interagire e, se necessario, effettuare una visita in videochiamata con il proprio medico. I parametri andranno rilevati ogni 4 ore per 14 giorni, il periodo dell’isolamento domiciliare. 

Domani l’Ordine dei medici terrà un consiglio straordinario proprio per spiegare al meglio a tutti i colleghi il funzionamento, ma anche per delineare azioni e correttivi al piano regionale finora messo in campo. «In chiave costruttiva - spiega Pier Luigi Bartoletti, segretario romano della Fimmg, la Federazione dei medici di medicina generale - per esempio abbiamo avuto notizia di indicazioni errate date dagli operatori del numero di emergenza dedicato al coronavirus. Nel caso ravvedano i sintomi potenziali non devono dire la paziente di andare dal medico di base». Seicento device non vuole dire 600 utenti. «Il sistema funzionerà a scalare - spiega Bartoletti - l’apparecchio elettronico sarà dato con priorità ai pazienti più fragili che si troveranno in isolamento domiciliare e quindi sotto sorveglianza del Sisp, il Servizio di igiene e sanità pubblica delle Asl, quindi, ai cluster familiari. Ovvero al nucleo isolato risultato positivo: lo stesso strumento potrà servire, dunque, per più persone. E comunque, con 600 dispositivi, calcolando una rotazione ogni 14 giorni, il periodo di isolamento, si potranno raggiungere non meno di 1200 persone in un mese». 

Il pusliossimetro è un piccolo apparecchio che si applica sulla superficie di un dito. Si può acquistare anche autonomamente (il prezzo è di poche decine di euro) e può servire anche per potere rilevare autonomamente i propri parametri per poi tramettere i dati al medico. «La strategia più generale - aggiunge Bartoletti - è quella di sostituire il più possibile la classica visita a casa o in studio con la telemedicina, declinata anche attraverso l’utilizzo delle videochiamate, delle chat e delle ricette elettroniche. Anche i risultati delle analisi è auspicabile che vengano spediti via email. Bisogna impedire il più possibile che si accalchi gente nei nostri studi». 
 
I medici, inoltre, chiederanno ai propri assistiti di non omettere di essere stati a contatto con potenziali portatori del virus, soprattutto se provenienti dalle zone rosse. «Dire la verità», è la prima regola. Quindi, chiederanno ai pazienti di avvisare se si ha la febbre in modo che potranno essere visitati in orari non affollati e in stanze ad hoc, sempre che i medici abbiano tutti i dispositivi di protezione individuale. «Al momento Roma regge bene perché i casi individuati sono ancora pochi - conclude Bartoletti - se ormai è acclarato che il 50 per cento dei contagiati non ha problemi, resta l’altro 50 per cento a cui badare. Per i medici di base ancora non sono disponibili i kit di mascherine, guanti, occhiali e tute protettive, l’ordine è stato fatto ma anche quando arriveranno difficilmente saranno sufficienti per tutte le esigenze, per questo vanno messe in atto tutte le azioni per l’attivazione delle telemedicina e andranno evitati gli errori di sistema, aumentando comunque anche la rete dei medici di Igiene delle Asl».
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