I presidi e i professori si guardano tra loro con fare interrogativo e si domandano: come facciamo a tenere aperte le scuole se manca il personale? Eccolo il nodo che rischia di incrinare il piano del governo sugli istituti aperti in estate per cercare di ovviare - in parte - ai deficit, non solo di apprendimento, causati dalla pandemia del Covid. Sul piatto ci sono fondi cospicui - 510 milioni isolati a livello nazionale - che il governo punta ad elargire sulla base dei progetti che le scuole, ma anche le associazioni, presenteranno per cercare di rianimare i ragazzi sedati dalla didattica a distanza. C'è però un ma.
I NODI - «Per poter accedere ai finanziamenti - spiega Cristina Costarelli, vicepresidente dell'Associazione nazionale presidi di Roma e del Lazio - bisogna presentare dei progetti entro la fine del mese e pur lavorando su questo c'è il rischio di non poterli poi mettere in pratica perché alle scuole serve anche il personale per aprire le strutture, e dunque i collaboratori scolastici, ma anche personale di segreteria». E a luglio e agosto queste figure mancheranno per via delle ferie. «I nostri collaboratori - argomenta Tiziana Sallusti, dirigente del liceo Mamiani - oltre ai docenti hanno incarichi annuali e dunque nei mesi estivi andranno in ferie perché il loro contratto si interrompe. Stiamo cercando di organizzarci, ne discuteremo con gli organi collegiali ma il nostro istituto a luglio e agosto sarà completamente svuotato, non so se parteciperemo senza contare che resta il nodo su settembre con classi composte a 28 alunni».
I DIRIGENTI - Della stessa idea molti altri dirigenti scolastici. «Con i turni falsati e l'intera organizzazione della didattica che in questo anno è stata cambiata più volte - aggiunge Maria Grazia Lancellotti, preside dell'Orazio - il personale ha anche molti arretrati e a parte i corsi di recupero che verranno garantiti bisogna trovare i docenti e non è così scontato.