Roma, soldi e regali in Comune in cambio di favori: Tredicine a giudizio

Racket degli ambulanti, soldi e regali in Comune. I pm: Tredicine a giudizio
di Michela Allegri
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Martedì 17 Maggio 2022, 07:34

Orologi, cene a base di pesce, ma anche denaro in contanti e un abbonamento gratis per lo stadio. Per la Procura di Roma era questo il prezzo per i favori di due funzionari del Campidoglio che adesso rischiano il processo per essersi messi al servizio, tra gli altri, di alcuni esponenti della famiglia Tredicine, in particolare Dino e Mario, imputati insieme a loro e insieme a un altro parente. Oltre ad Alberto Bellucci e a Fabio Magozzi, rispettivamente l'ex dirigente dell'Ufficio Rotazioni del Comune e il suo braccio destro, potrebbero venire rinviati a giudizio anche i sindacalisti che si sarebbero dovuti occupare del rispetto delle rotazioni nel commercio su strada e un gruppo di ambulanti che si era organizzato per estorcere denaro ai colleghi con minacce e violenza, secondo un tariffario variabile: 2.500 euro al mese per i periodi di basso lavoro, 4.000 sotto le festività. Gli imputati nella maxi-inchiesta sul racket degli ambulanti nel cuore della Capitale sono in tutto 23. Mentre sollecitava per tutti il rinvio a giudizio, ieri, in udienza preliminare, la pm Giulia Guccione ha chiesto anche quattro condanne: per due sindacalisti e per due componenti della batteria di riscossori che hanno scelto di essere giudicati con rito abbreviato. Le accuse, a seconda delle posizioni, vanno dalla corruzione all'accesso abusivo al sistema informatico, fino all'estorsione.

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I PUBBLICI UFFICIALI


Ma ecco i fatti contestati dagli inquirenti.

Il periodo sotto inchiesta va dal 2006 al 2019. All'epoca, fino al 19 febbraio di 3 anni fa, Bellucci era responsabile degli Uffici normativa, disciplina e rotazioni del Dipartimento sviluppo economico. Per l'accusa, si sarebbe messo a disposizione dei fratelli Dino e Mario Tredicine, il secondo era presidente dell'Unione Provinciale Venditori al Dettaglio. In cambio di favori, anticipazioni sui bandi e informazioni riservate, il dirigente avrebbe ottenuto «denaro e pranzi a base di pesce», si legge negli atti. Una tematica era centrale nelle conversazioni intercettate: la gestione dei turni degli ambulanti riferiti alle rotazioni, fondamentale per accaparrarsi le postazioni più redditizie. Per l'accusa, Bellucci, assistito dagli avvocati Paolo Vella ed Emiliano Maio, avrebbe anche preparato atti per conto di Dino Tredicine - difeso dagli avvocati Domenico Naccari e Domenicantonio Cavallaro -, da indirizzare al Dipartimento. Al fratello Mario avrebbe invece riferito informazioni riservate «relative ad attività svolte dalla Polizia Locale», in particolare ispezioni in programma a Villa Borghese e al Pincio.


I REGALI


In cambio di favori fatti ai sindacalisti, i pubblici ufficiali avrebbero poi ottenuto un abbonamento alla A.S. Roma e anche un «pensierino», cioè denaro in contanti, scrivono i pm nel capo di imputazione. I regali sarebbero arrivati anche per compiere altri atti illegali, come non revocare licenze e non procedere con multe e sanzioni. Avrebbero pure ricevuto pagamenti mensili per garantire «le migliori postazioni di vendita, in violazione dei regolamenti comunali», è scritto nel capo di imputazione. «Quanto paghi ogni mese a loro?», aveva detto un indagato intercettato. La risposta: «Loro mi fanno i favori». Poi c'erano i riscossori che, «con violenze e minacce», ottenevano denaro dai commercianti, soprattutto stranieri. A un venditore bengalese, per esempio, era stato detto che, se si fosse rifiutato di pagare, i suoi figli sarebbero stati rapiti.
Le tracce dei pagamenti erano state trovate dalla Finanza durante una perquisizione: era tutto annotato su un'agenda. Gli appunti riguardavano anche i piani per le rotazioni: i turni per occupare di volta i volta i posteggi venivano stabilite con il benestare, per l'accusa, del dirigente capitolino finito sotto inchiesta. In tutto, con i pagamenti ottenuti - e spesso estorti - ai vari commercianti, il gruppo avrebbe messo in tasca almeno 864.585 euro.
C'è anche un'altra accusa che viene contestata a un componente della famiglia Tredicine, Elio, assistito dall'avvocato Sonia Santopietro. Per i pm, insieme a un sindacalista e all'addetta al controllo della qualità dei prodotti che sarebbero finiti sulle bancarelle in occasione della Festa della Befana a piazza Navona, avrebbe ingannato gli uffici capitolini, presentando una perizia falsa che attestava la corrispondenza agli standard di qualità e sicurezza della sua merce. I prodotti erano poi stati sequestrati dalla Polizia Locale il 28 dicembre 2018.

 

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