Prima la rissa al ristorante per non pagare il conto. Poi l’incidente durante la fuga e una ferita che si è rivelata presto fatale. Giuliano Bergamini si era fatto male alla coscia sinistra mentre cercava di scavalcare un cancello. A distanza di due giorni, sabato scorso, è morto per una setticemia fulminante all’ospedale San Camillo (Roma), dove era stato ricoverato d’urgenza il giorno prima.
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Ventitré anni, una figlia piccola e un’esistenza precaria. Giuliano, originario di Guidonia, era andato al ristorante l’Antico Girarrosto a Villa Adriana insieme a due amici. I tre mangiano carne, la specialità della casa, e bevono a volontà. Non rinunciano a nulla. Poi, quando arriva il conto, diventano aggressivi: «Noi non paghiamo». La situazione degenera, scoppia un parapiglia. Un cameriere viene colpito al volto (cinque giorni di prognosi), Giuliano invece rimane infilzato mentre tenta di andarsene.
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All’arrivo dei carabinieri della compagnia di Tivoli, i suoi amici affrontano a muso duro i militari, vengono arrestati per tentata estorsione e resistenza a pubblico ufficiale. “Giggio”, invece, è seduto, senza energie, in un lago di sangue. Secondo le prime ricostruzioni non avrebbe partecipato attivamente alla rissa. Voleva solo fare il «vento»: ossia fuggire senza pagare. E ora la ferita sulla coscia sinistra non gli permette nemmeno di camminare. I primi ad aiutarlo sono i camerieri del ristorante, che lo sfilano dallo spuntone del cancello in cui è rimasto incastrato. Poi viene ricoverato all’ospedale di Tivoli, dove la sua situazione non desta particolari preoccupazioni. Inizialmente la prognosi è di dieci giorni, ma col passare delle ore le cose non migliorano, anzi il ragazzo peggiora.
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