Quattrocento strutture ancora chiuse sulle 1.250 censite nella Capitale, una decina gli hotel che solo nel mese di gennaio hanno chiuso i battenti, senza contare l’indotto - tra personale diretto e indiretto - che è rimasto senza lavoro. Sono questi i numeri del comparto alberghiero di Roma a due anni dallo scoppio della pandemia da Covid-19.
Un settore stremato che arranca e che non si aspetta nessun miglioramento in vista delle prossime festività pasquali quando comunque sarà decretata, su scala nazionale, anche una riduzione delle misure di contenimento del virus.
L’OCCUPAZIONE
Solo a gennaio si contano a Roma circa 2 mila persone impiegate nel comparto che non si sono viste rinnovare i contratti e complessivamente dal 2020 ad oggi ad andare in fumo sono stati diversi miliardi di mancati incassi. C’era da aspettarselo: «senza turisti e con gli aiuti di fatto fermi al luglio scorso - prosegue Roscioli - andare avanti è sempre più difficile». A pesare di più sulla Capitale - che stando ad un’analisi della Fedealberghi è la città d’arte che più ha sofferto della crisi - l’assenza di un particolare target di turisti, ovvero «i russi e i cinesi - aggiunge ancora il numero uno della Fedealberghi - che non vengono in Italia perché vaccinati con farmaci non riconosciuti dall’Ema». Ora, in vista di Pasqua, le previsioni restano buie. «Stiamo assistendo ad un generale ritorno alla normalità: gli stadi con l’occupazione al 75% le discoteche che riaprono - analizza Roscioli - ma per gli alberghi resta in vigore il Super green pass».
Tutti questi fattori peseranno anche nei prossimi mesi «perché a livello europeo le restrizioni sono molto più basse e chi deciderà di muoversi sceglierà altre destinazioni». In mezzo a questo scenario ecco però che appaiono i paradossi: «Gli appartamenti per i brevi soggiorni - analizza il numero uno degli albergatori - operano senza la richiesta del Super green pass e questo è francamente una delle grandi anomalie del sistema». La Federalberghi ha chiesto un incontro all’amministrazione comunale necessario per richiedere la riduzione dell’imposta di soggiorno e soprattutto per trovare un rimedio - anche sottoforma di rimborso o di sgravio per il futuro - al pagamento della Tari pure da parte di realtà che non hanno lavorato. «Tutti abbiamo pagato la tassa sui rifiuti - conclude Roscioli - compresi quegli hotel che sono chiusi da mesi e questa è un’altra anomalia».