Roma, feto seppellito senza il consenso della madre, la denuncia della donna: «Sulla tomba c'è il mio nome»

Roma, feto seppellito senza il consenso della madre, la denuncia della donna: «Sulla tomba c'è il mio nome»
di Raffaella Troili
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Mercoledì 30 Settembre 2020, 00:00 - Ultimo aggiornamento: 10:25

Nel “giardino” dei non nati del Cimitero di Prima Porta c’è una croce bianca e una targa con il suo nome e cognome, oltre alla data dell’interruzione di gravidanza. «Ma questa non è la mia tomba: è quella di mio figlio», nato morto mesi prima e seppellito nonostante la madre non sapesse niente e non avesse dato un assenso ufficiale. La giovane donna ha postato su Facebook la foto della “sua” tomba e soprattutto la sua triste storia, che ha aggiunto altro dolore, confusione, rabbia a un momento difficile. Una vicenda surreale.

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Che andrà approfondita, a cominciare dal San Camillo dove sarà verificata la storia clinica e i passaggi dell’interruzione di gravidanza. Perché quella targa vìola la privacy ma anche sulla croce e sulla sepoltura la donna ha da ridire. Racconta M.L. sui social: «Quando firmai i fogli sull’interruzione terapeutica di gravidanza, mi chiesero: “Vuole procedere lei con esequie e sepoltura? Se sì questi sono i moduli da compilare “. Risposi che non volevo, per motivi personali. Avevo la mente confusa, non ho avuto la lucidità per chiedere cosa succedesse al feto». Il tempo di metabolizzare il dolore, ritrovare le forze. Non conosce il regolamento di polizia mortuaria del 1990, che rimanda al regio decreto del ‘39 a cui si atterrà Ama servizi cimiteriali per effettuare l’inumazione.

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Torniamo indietro. Dopo circa 7 mesi contatta l’ospedale, ha un dubbio. Che ne è stato del feto? Riesce ad avere la risposta dalla camera mortuaria: è ancora lì, perché «a volte i genitori ci ripensano. Stia tranquilla anche se lei non ha firmato per la sepoltura, verrà seppellito per beneficenza. Avrà un posto con una croce e lo troverà con il suo nome». M.L. chiede: «Scusi ma quale nome? Non l’ho registrato. È nato morto». Risposta: «Il suo signora. Stia tranquilla la chiameremo noi quando sarà spostato al cimitero»; «ok grazie mille». Più tardi scoprirà sul sito di Ama cimiteri capitolini che esiste «un campo a cui sono destinati i “prodotti del concepimento” o i “feti” che non hanno avuto onoranze funebri perché sepolti su richiesta dell’Asl. Giacciono in fosse singole, contraddistinte da una croce apposta da Ama e una targa su cui è riportato il nome della madre». 

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«TUTTO ASSURDO»
Per M.L. è assurdo che sia stata violata la sua privacy, che qualcuno abbia pensato di seppellire il figlio senza il suo consenso e con un «simbolo cristiano che non mi appartiene», intanto ha già acquistato una lapide. Per l’avvocato Adele Orioli, dell’Unione atei e agnostici razionalisti a cui si è rivolta è «l’ennesimo passo che criminalizza le donne che decidono di abortire, in questo caso per motivi di salute». Ama prende le distanze: «La sepoltura avviene su input di ospedale e Asl. La croce è il segno tradizionalmente in uso in mancanza di diversa volontà. L’epigrafe, in assenza di un nome assegnato, deve riportare le indicazioni per individuare la sepoltura». 
 

 

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