Una riapertura importante. Il titanico portale colonnato su via Merulana era stato chiuso il 31 ottobre del 2017. All’epoca il Museo statale d’Arte Orientale lasciava i fasti dei saloni al primo piano nobile dopo un soggiorno durato quasi sessant’anni, per traslocare nei grandi spazi del Museo preistorico Pigorini all’Eur. È stata la famiglia Azzarone a rilevare il Palazzo, iniziando una serie di interventi di riqualificazione, puntando molto sulla destinazione museale del luogo, con l’idea di ricucire idealmente la storia di Palazzo Field con la strada e il rione. Gli spazi - parliamo di 1800 metri quadrati - sono pronti per essere restituiti al pubblico, svelando uno dei più grandi complessi architettonici di Roma per l’arte contemporanea e per iniziative versatili. Perfetto pendant, verrebbe da dire, del vicino Palazzo Merulana: realtà che ancora di più sembrano rilanciare questa storica strada. Videocittà ne terrà a battesimo il debutto. Poi, da gennaio sarà accessibile in modo permanente con una programmazione di eventi culturali. Palazzo Field sperimenterà, tra l’altro, un’apertura insolita dal pomeriggio fino a tarda notte per garantire a cittadini e turisti la possibilità di vedere luoghi e opere d’arte fino a tardi. Spazio mostre, museo e caffetteria. Qui, d’altronde, la storia è ricca. Elizabeth Field («il più bel gioiello della mia corona», la definiva la Regina) lo ideò.
Gli architetti Luca Carimini e Gaetano Koch, e l’artista Francesco Gai poi crearono una vera visione una collina incantata all’interno del Colle Oppio, confinante con le Sette Sale di Traiano, un giardino con specie rare e animali esotici. Una sorta di micro città nella città. «Il Palazzo, che con la sua mole domina via Merulana - racconta Simone Ferrari che con Alessandro Toffoli fa parte del team creativo - è un vero e proprio percorso nella decorazione europea fin de siecle al servizio di una illustre coppia di principi votati alla vita sociale». Le alterne vicende della famiglia portano a preservare parte del Palazzo e invece ad affittare il primo piano nobile che diventerà sede temporanea del Museo. Cosa si vede oggi? Lo spirito autentico di una grandeur europea che guarda alla Londra regency o alla Parigi di Napoleone III (e perfino alla New York della rivoluzione industriale): dall’atrio con un ninfeo sullo sfondo, allo scalone colossale, ai soffitti dei saloni decorati con dipinti e stucchi dorati, al gioco prospettico di finestre, finalmente riaperte in sequenza, che restituiscono luce e affacci inediti: sul giardino gioiello e su via Merulana. Cosa colpisce di questo luogo? «La percezione della grandezza, di spazi enormi, di cui s’era persa memoria», riflette Simone Ferrari. I grandi saloni delle feste sono pronti a diventare spazi per le mostre e luoghi museo di se stessi come la suggestiva Sala dell’Alcova, il Salottino argentato. «L’obiettivo è di restituire a Roma un polo storico culturale in pieno centro - spiega Andrea Azzarone - Il primo e secondo piano nobile saranno visitabili in connessione con il giardino, con l’idea di offrire un parco per l’arte e la storia».
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