L'ATTO DI GIUNTA
Queste e altre ardue incombenze sono state annotate nell'ultima versione del «Peg», il Piano esecutivo di gestione, votato dalla giunta a fine 2018. Tradotto dal burocratese, si tratta del documento che assegna a ogni ufficio gli obiettivi da raggiungere entro l'anno, in modo che, se il traguardo è centrato, si possa distribuire ai dipendenti la parte «variabile» del salario, quella agganciata al rendimento. Non era così fino a qualche anno fa, va detto: prima il Ministero dell'Economia, poi la magistratura contabile, avevano contestato la gestione allegra dei gettoni ai comunali, dispensati, almeno fino al 2013, senza lo straccio di un controllo sul merito. Prima l'ex sindaco Marino (con un atto contestatissimo dai sindacati) e poi la giunta stellata, hanno dovuto quindi rivedere il contratto.
Per alcune categorie, il nuovo sistema sembra effettivamente orientato a migliorare servizi giudicati spesso scadenti. Il vigile urbano, per esempio, intasca il premio se realizza un tot di controlli; l'impiegato dell'Anagrafe, se macina un buon numero di pratiche.
Forse saranno loro, vigili e addetti degli sportelli, i primi a storcere il naso, a sapere come incassano l'extra i colleghi meglio piazzati, come molti che lavorano nel Gabinetto della sindaca. Non proprio mansioni impossibili, almeno a leggere la lista degli «output» - insomma gli indicatori - allegata all'ultimo piano gestionale. E dire che, con i suoi 199 dipendenti, il Gabinetto di Raggi è uno degli uffici che conta un tasso di assenze piuttosto alto, in Campidoglio (21,3%, la media dell'ultimo trimestre del 2018). E la parte accessoria del salario, complessivamente, pesa sul bilancio, ogni anno, per circa 300mila euro: tra i 1.500 e 1.800 euro a dipendente.
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