Roma, ditte senza contratto per il verde: «Ora fermiamo le potature»

Roma, ditte senza contratto per il verde: «Ora fermiamo le potature»
di Lorenzo De Cicco
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Sabato 16 Febbraio 2019, 08:24
«Dopo anni di accordi sottobanco, strette di mano e inganni, finalmente ripartono gli interventi di sfalcio e pulizia in tutti i municipi di Roma, nel segno della legalità», annunciava Virginia Raggi il 19 novembre scorso. Quattro mesi dopo le ditte dei giardinieri che da settimane passano con le cesoie parchi e aree verdi dell'Urbe minacciano di fermare tutti gli interventi. Il motivo? Dall'annuncio della sindaca in conferenza stampa, non hanno mai firmato un contratto col Campidoglio. Hanno solo ottenuto la «consegna d'urgenza» dei lavori, cioè il mandato a partire con le operazioni di sfalcio e potatura, per tenere a bada la giungla Capitale, cresciuta a dismisura dopo anni di lassismo e incuria. Era un affidamento in emergenza insomma, «nelle more» della firma del contratto definitivo. Così era stato detto alle imprese, che difatti sono partite, mettendo in campo 46 squadre specializzate in tutti i municipi, dalla Cassia al distretto di Ostia. Ma la legge prevede che «in urgenza», insomma prima di avere siglato la convenzione finale, possa essere realizzato al massimo il 20% dei lavori. Quota che ormai è stata abbondantemente superata. Mentre del contratto con Palazzo Senatorio ancora non si vede nemmeno una bozza. Ecco perché le ditte sono sul piede di guerra. E preannunciano la sospensione di tutte le attività, se dall'amministrazione non metteranno riparo a questa lacuna burocratica ma sostanziale.

LA PROTESTA
«Dopo quattro mesi senza un contratto per le ditte è quasi impossibile proseguire. Non ci sono garanzie e sta diventando difficile anche pagare giardinieri e operai», spiega Mauro Mannocchi di Assartigiani, che rappresenta le imprese del verde. «Il Comune presenti finalmente il contratto, altrimenti della legalità tanto sbandierata in questi mesi, non ci sarebbe traccia. E il servizio rischia la paralisi, si ferma tutto».

Il paradosso di questa storia è che i soldi ci sono. L'amministrazione di Virginia Raggi li ha stanziati più di un anno e mezzo fa, ad aprile del 2017, quando è stata lanciata la gara del «verde orizzontale», per cespugli, aiuole, aree giochi. Un bando europeo da 4 milioni di euro, spacchettato su cinque lotti.

BANDI DOPO LE INCHIESTE
La giunta grillina ha avuto il merito, va riconosciuto, di approntare la prima gara pubblica da diversi anni per questo settore, oggetto degli appetiti di Mafia Capitale. Poi però quei bandi hanno viaggiato al rallentatore, anche per responsabilità di una macchina burocratica pachidermica. Per il «verde orizzontale» si è arrivati faticosamente all'aggiudicazione a novembre. E i lavori sono effettivamente partiti, con 138 operatori sguinzagliati da Nord a Sud della Capitale con tosa-erba, cesoie e decespugliatori. Ma rischia di fermarsi tutto, di nuovo, per via del pasticcio del contratto. Perché ancora non si è arrivati a un accordo? Problemi con le polizze assicurative (chieste in ritardo, dice qualche operatore) per risarcire gli eventuali danni causati durante i lavori.

CROLLO DI ALBERI
L'altra gara, quella per gli alberi che continuano a venir giù al primo acquazzone o con uno sbuffo di vento un po' più forte del normale, ancora non è stata nemmeno aggiudicata. Anche se, pure lì, sono già belli e stanziati altri 5 milioni di euro. «Ora ci siamo, questione di poche settimane», trapela dagli uffici del Comune. E si spera che all'annuncio, stavolta, seguano i fatti, sempre che nel frattempo le ditte del verde orizzontale non incrocino le braccia. Proprio ieri Raggi scriveva: «Tutti i giorni le squadre sono al lavoro senza sosta per le attività di sfalcio e pulizia delle aree verdi, questi interventi sono frutto di gare e appalti regolari, eseguiti nel pieno rispetto della legge». In attesa del contratto.

 
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