Coronavirus Roma, negli ospedali operazioni non urgenti rinviati fino al 3 giugno

Verso la riapertura degli ambulatori negli ospedali romani
di Francesco Pacifico
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Domenica 10 Maggio 2020, 19:37
La Regione Lazio ha prorogato fino al 3 giugno l'ordinanza che differisce le prestazioni sanitarie non urgenti. Tradotto, operazioni rinviabili e visite di controllo anche per malati cronici slittano per non oberare di lavoro medici e infermieri alle prese con l'emergenza Covid. Ma come ha spiegato l'assessore regionale alla Salute, Alessio D'Amato, la macchina sanitaria riprenderà a breve a garantire un servizio universale come in passato.

Due sono le direttrici sulle quali stanno lavorando la Regione e le aziende sanitarie: riorganizzare le rete ospedaliera e ampliare i servizi in remoto di teleassistenza e di telemedicina. Sul primo fronte Pertini, al San Giovanni, al San Camillo e al Grassi di Ostia saranno le prime strutture che dovrebbero uscire dal perimetro dei Covid. Più in generale l'obiettivo è riaprire gli ambulatori soprattutto in ambito cardiologico e ortopedico per far ripartire le visite specialistiche e le terapie di mantenimento. Anche per recuperare tutta l'offerta di sanità, che non si è potuta erogare perché i pazienti non si avvicinavano i nosocomi e avevano paura di essere contagiati.

Messi in sicurezza gli accessi, con gli ospedali che manterranno accessi separati per l'ingresso e per l'uscita, termoscanner in entrata, aree di pre-triage e di triage separati dai padiglioni dove si effettuano le prestazioni, divieto agli accompagnatori di entrare in alcune strutture più delicate come i pronto soccorso. In un secondo tempo si recupereranno i posti letto - soprattutto in terapia intensiva - dedicati in questa fase al trattamento dei pazienti Covid.

Parallelamente saranno sviluppate l'attività di telemedicina e teleassistenza.
Le App come dottor Covid saranno rafforzate per tenere in contatto i medici di famiglia e i loro assistiti e diventeranno un canale anche per l'erogazione delle ricette e dei certificati medici. Sul modello delle Uscar nate in periodo Covid, le aziende sanitarie stanno studiando squadre per garantire la continuità assistenziale anche a domicilio.
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