L'Isti di Velletri, la "forgia" degli Sherlock Holmes dei Carabinieri

L'Isti di Velletri, la "forgia" degli Sherlock Holmes dei Carabinieri
di Ermanno Amedei
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Giovedì 6 Giugno 2019, 19:30 - Ultimo aggiornamento: 19:31

Ha formato detective di 79 paesi stranieri, per lo più africani, europei, mediorientali e dell’area Osce ma a formarsi presso l’Istituto superiore tecniche investigative (Isti) sono soprattutto gli Sherlock Holmes dell’arma dei Carabinieri. L’Isti, infatti, costituisce il fiore all’occhiello della formazione investigativa della Benemerita.  
 “I corsi spaziano dal repertamento di indizi nella scena del crimine fino al contrasto alle mafie, al terrorismo, alla corruzione, all’infiltrazione criminale nei pubblici appalti, ai delitti di genere, a quelli di natura ambientale, a quelli che danneggiano la sanità, il patrimonio artistico o le risorse agroalimentari e, non ultimi, corsi specifici per aggredire i patrimoni illeciti”.
 

 


Lo dice il colonnello Vincenzo Molinese, comandante dell’Isti scelto per quell’incarico proprio per il suo bagaglio esperienziale dato che la sua carriera si è costruita esclusivamente negli ambienti investigativi dell’Arma, prima nel Reparto Operativo Provinciale di Roma, poi per 15 anni al comando di diversi reparti del Ros, per ultimo al comando del Provinciale di Bari.
“Lo scopo dell’Isti è quello di fornire agli agenti di polizia giudiziaria nozioni tecniche e giuridiche, ma anche, forse soprattutto, condividere con loro le esperienze investigative meglio riuscite per valorizzare metodi di indagine vincenti. Alle cattedre si alternano professori universitari, magistrati giudicanti e inquirenti, esperti informatici ma anche i migliori investigatori dell’Arma”.
Al momento si stanno svolgendo corsi di repertamento nella scena del crimine, tecniche di aggressione ai patrimoni illeciti e sulla negoziazione, quest’ultimo tenuto dal personale del Gis e riguarda quella fase con il malintenzionato o soggetto in crisi per convincerlo a desistere dai suoi intenti.      
“I valori aggiunti dell’Isti – continua il colonnello - sono principalmente tre: il replicare o riprodurre le ‘best practices’ investigative che si sono rivelate vincenti; il contributo di magistrati che conferisce ad indagini la massima aderenza a quello che è il panorama giuridico in vigore; infine l’aggiornamento delle capacità tecnologiche a supporto delle indagini”. Oltre alle aule l’Istituto è dotato di sette laboratori attrezzati esattamente come quelli del Ris e tre scene del crimine.
Su quali siano le qualità di un buon detective il comandante della scuola non ha dubbi. “Deve avere la testa dura, la voglia di arrivare fino in fondo, essere preciso e scrupoloso non solo nelle indagini ma anche nel redigere le relazioni che le rappresenta.
Insegniamo a non innamorarsi di una soluzione ma rimanere asettici, distanti, oggettivi in modo da arrivare ad una conclusione che non è condizionata da inclinazioni personali”.

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