Roma, caso Cucchi, il 14 novembre doppia sentenza: per medici e carabinieri

Roma, caso Cucchi, il 14 novembre doppia sentenza: per medici e carabinieri
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Venerdì 11 Ottobre 2019, 22:19
L'ultimo atto andrà in scena il 14 novembre: quel giorno si definiranno le due vicende processuali relative alla morte di Stefano Cucchi, il geometra romano arrestato nell'ottobre 2009 per droga e morto una settimana dopo nel Reparto detenuti dell'Ospedale Sandro Pertini di Roma. Da un lato, di fronte alla Corte d'assise nell'aula bunker di Rebibbia, si definirà in primo grado il processo a cinque carabinieri, due dei quali accusati di omicidio preterintenzionale - per loro il pm Giovanni Musarò ha chiesto 18 anni di reclusione - per il pestaggio avvenuto in caserma. Dall'altro lato, ci sarà la sentenza d'appello - la terza, dopo i due rinvii della Cassazione - per cinque medici accusati di omicidio colposo dopo due rinvii da parte della Corte di Cassazione.

Oggi c'è stata l'ultima udienza d'appello a carico dei medici. Quello a carico del primario del Reparto di medicina protetta dell'Ospedale Pertini di Roma, Aldo Fierro, e di altri quattro medici, Stefania Corbi, Flaminia Bruno, Luigi De Marchis Preite e Silvia Di Carlo, è stato un iter processuale tortuoso. Erano tutti finiti a processo inizialmente per abbandono d'incapace (insieme a tre infermieri e tre agenti della Polizia penitenziaria, assolti in via definitiva), ma erano stati condannati nel giugno 2013 per omicidio colposo. Gli stessi medici erano stati successivamente assolti in appello. Poi la Cassazione aveva disposto un nuovo processo d'appello, che aveva confermato l'assoluzione. E ancora una volta la cassazione aveva disposto una nuova attività dibattimentale.

«Questo processo dovrà concludersi con una declaratoria di prescrizione del reato, ma è una sconfitta della giustizia», ha detto il procuratore generale surante la sua requisitoria. Nessuna prescrizione, ma assoluzione piena, è invece la richiesta di tutte le difese. «Per la settima volta affrontiamo questa discussione - ha detto l'avvocato Gaetano Scalise, difensore del primario del Pertini - Vi chiediamo di affrontare questo processo. Il Pg ha detto che questo è stato un processo nato male, ma questo non può essere addebitabile a noi». Per il resto, il penalista ha sostenuto che «i medici ci hanno provato a fare ciò che i periti ipotizzano. Cosa avrebbero potuto fare di più? Quella di Stefano Cucchi è stata una morte improvvisa e inattesa, nessuno avrebbe potuto prevedere che quel paziente potesse morire. Avete un compendio probatorio che trasuda di sentenza d'assoluzione, al di là della prescrizione».

Ma il 14 novembre sarà un giorno cruciale anche per il processo che vede imputati cinque carabinieri.
Per il pestaggio in caserma che per l'accusa portò alla morte Cucchi, il pm ha chiesto una condanna a 18 anni per omicidio preterintenzionale e abuso d'autorità per Alessio Di Bernardo e Raffaele D'Alessandro. Per il carabiniere Francesco Tedesco, l'imputato-testimone che con le sue dichiarazioni ha fatto luce su quel violento pestaggio, il pm ha chiesto l'assoluzione dall'omicidio preterintenzionale, e 3 anni e mezzo di condanna per l'accusa di falso. Chiesti 8 anni per falso anche per il maresciallo Roberto Mandolini, all'epoca comandante interinare della Stazione dei carabinieri Roma Appia. Per l'accusa di calunnia, contestata al carabiniere Vincenzo Nicolardi e ai colleghi Tedesco e Mandolini, il pm ha invece sollecitato una sentenza di non procedibilità per prescrizione.
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