Covid Roma, allarme ossigeno: «Non basterà per tutti. Troppe richieste, malati a rischio»

Covid Roma, allarme ossigeno: «Non basterà per tutti. Troppe richieste, malati a rischio»
di Camilla Mozzetti
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Domenica 8 Novembre 2020, 10:09

La sua forza non sta solo nella virulenza e nella velocità di propagazione. Del Covid-19 spaventa anche un altro aspetto: quello per il quale non tutti i malati rispondono in ugual modo a una terapia. Farmaci a parte, a essere utilizzato nella stragrande maggioranza dei pazienti ospedalizzati è l'ossigeno. Ma che succede se aumenta il numero di persone che ne hanno bisogno? «Il sistema potrebbe non reggere» spiega Francesco Pugliese direttore del Dea al policlinico Umberto I.

Non è un problema di approvvigionamento quanto più di trasmissione dell'ossigeno stesso attraverso i canali che tutti gli ospedali hanno e che servono i reparti ordinari comprese le terapie intensive e sub-intensive. «In un reparto che ospita abitualmente venti pazienti - prosegue Pugliese - quelli che possono avere bisogno dell'ossigeno sono due o tre e il problema non si pone, ma se in uno stesso reparto il numero aumenta la trasmissione rischia di rallentare».


IL MECCANISMO
Ovvero? «Accade quello che si verifica in un palazzo quando al quinto piano in tutti gli appartamenti si aprono contemporaneamente i rubinetti dell'acqua: la potenza si riduce», osserva ancora il direttore del Dea dell'Umberto I. Attualmente i pazienti Covid che hanno bisogno della mascherina di ossigeno devono assumere «8 litri al minuto - prosegue Pugliese - e poi ci sono i pazienti con il casco per i quali la somministrazione aumenta a 60 litri a minuto. E questa soglia non può diminuire ma è chiaro che se cresce il numero di coloro i quali hanno bisogno del casco o della mascherina, la capacità di mantenere quei livelli di erogazione decresce», per un sistema di trasmissione che viene sovraccaricato.


LE CURE
Risultato? La terapia a base di ossigeno potrebbe non essere erogata correttamente.

All'Umberto I, uno degli ospedali chiamati a riconvertire il maggior numero di posti letto per far spazio ai pazienti Covid, almeno il 20% dei ricoverati per coronavirus ha bisogno dell'ossigeno. Se questa percentuale dovesse aumentare perché i casi acuti raddoppiano si verificherebbero dei problemi di gestione. E quindi vale fino a un certo punto l'apertura di nuovi posti letto. «Se entro i prossimi quattro giorni - conclude Pugliese - la curva dei contagi non dovesse fermarsi, mi sento di suggerire misure di contenimento più forti perché oltre una determinata soglia non possiamo andare e se i pazienti dovessero coprire tutti i posti letto che apriremo ma saranno tutti o in larga parte acuti rischiamo di non poterli assistere correttamente».

Non è uno scenario figurabile solo per l'Umberto I ma riguarda tutte le strutture ospedaliere chiamate a farsi carico di un numero elevato di pazienti Covid. E l'emergenza nella gestione dei casi dunque non riguarda solo l'assenza di personale. Sempre all'Umberto I si aspetta l'apertura del secondo pronto soccorso febbre ma i nuovi dipendenti sono stati usati per l'ampliamento dei reparti. Slitta dunque l'apertura mentre servono medici e gli specializzati non ci sono. Motivo per cui la Regione spera di riuscire a reperire almeno mille specializzandi, attingendo finanche a quelli dei primi anni di corso.

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