Coronavirus a Roma, niente distanziamento sugli autobus: ecco le 10 linee più affollate

Coronavirus a Roma, niente distanziamento sugli autobus: ecco le 10 linee più affollate
di Lorenzo De Cicco e Francesco Pacifico
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Lunedì 13 Luglio 2020, 00:00 - Ultimo aggiornamento: 01:05

Pieni, ormai, non soltanto al mattino o all’ora del rientro a casa. Con i passeggeri spesso seduti anche sui seggiolini dove è vietato e difficilmente a un metro di distanza come prevedono le regole dei Dpcm per limitare i rischi Covid. È allarme assembramenti sui bus di Atac, dove circola una lista delle linee “critiche”, quelle più segnalate dagli autisti. Tratte utilizzate da migliaia di pendolari, che collegano tra loro gli estremi dei quadranti della città (spesso dalle fermate della metro) o che viaggiano verso il Centro.

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Infatti, nella “lista nera” ci sono lo 058 che da Ponte Mammolo arriva fino a Tor Vergata, il 905 che da Cornelia raggiunge Malagrotta, il 719 tra Candoni e piazza dei Partigiani (dove c’è la stazione Ostiense), il 90 che unisce largo Labia, zona Fidene, alla stazione Termini, il 791 tra Cornelia e la fermata Nervi/Palalottomatica all’Eur, il 301 che si origina a Grottarossa per giungere a piazza Augusto Imperatore fino al 46 tra Monte Mario e Piazza Venezia, il 246 tra Cornelia e Malagrotta, l’881 da via Paola ad Avanzini/Incis (nell’area della Pisana) e all’H tra Termini e via dei Capasso. A Nord, a Sud, a Ovest e a Est della Capitale.

Il problema è molto sentito in Atac, che non intende sottovalutare i risvolti del fenomeno, dato che soprattutto a settembre il volume dei passeggeri dovrebbe aumentare ulteriormente, con la ripresa delle lezioni nelle scuole e molti uffici che riapriranno. Finora l’azienda ha messo a disposizione, e in strada, quasi tutti i mezzi funzionanti che ha in dotazione (circa 1.300 mezzi che girano su tre turni, al netto dei guasti che si registrano quotidianamente).

Per ridurre gli assembramenti, la municipalizzata ha chiesto alcuni report per capire quali siano i bus più affollati in base alle segnalazioni che arrivano ogni giorno dai conducenti. Ci sarebbero poi i conta-persone: le linee più critiche si ritroverebbero con il 45% per cento dei posti occupati durante tutta la giornata. Ma è un dato che vuole dire poco: perché appunto è una media giornaliera, quindi magari la sera tardi la capienza può scendere al 20% mentre all’ora di punta magari supera ampiamente il 60% dei Dpcm. Secondo l’ultimo rapporto della mobilità di Google, a Roma e nel Lazio è tornato a frequentare fermate del bus e stazioni il 62% dei passeggeri dell’era pre-Covid. Il 7 luglio. Ecco perché Atac deve trovare soluzioni per limitare gli assembramenti. Nei prossimi giorni dovrebbero entrare in servizio alcune vetture nuove. Intanto - come prevedono le regole scritte negli ultimi Dpcm - capita che gli autisti siano costretti a saltare qualche fermata o a far scendere i passeggeri, quando questi superano il numero massimo consentito a bordo. Ma non è sufficiente e non sempre, dicono i lavoratori, è possibile.

I 250 controllori dell’azienda poi non possono salire a bordo. Proprio per le norme anti-contagi. Tanto che ora, per ridurre la quantità di persone che non pagano il biglietto (i “portoghesi” sono triplicati dallo scoppio del Covid) sia l’Atac che Cotral chiedono alla Regione e al ministero dei Trasporti di poter far salire di nuovo sui mezzi i propri verificafori. Sul tema è intervenuta la presidente di Cotral, Amalia Colaceci: «Abbiamo fatto tanto sforzo per recuperare l’evasione, speriamo che il più velocemente possibile sblocchino i controlli».

L’altra spina, per Atac, è la cassa. I soldi. È stato calcolato che il contingentamento dei posti per tutto il 2020 costerà alle casse della municipalizzata 200 milioni in termini di bigliettazione. Peraltro non sono ancora arrivati i primi 30 milioni di euro dal governo attraverso il decreto Rilancio, fondi stanziati proprio per risarcire, almeno in parte, i mancati incassi.

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