Coronavirus Roma, da Airbus a Boeing, il prefetto: «Restano aperte 83 imprese»

Coronavirus Roma, da Airbus a Boeing, il prefetto: «Restano aperte 83 imprese»
di Lorenzo De Cicco e Francesco Pacifico
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Domenica 29 Marzo 2020, 15:59

Dai colossi dei cieli come Airbus e Boeing, passando per Leonardo Electronics (che fa parte del gruppo dell’ex Finmeccanica), Piaggio Aero Industries e Avio Spa. Ieri sera il prefetto di Roma, Gerarda Pantalone, ha spedito alla Regione Lazio e ai ministeri dell’Interno, dello Sviluppo economico e del Lavoro, l’elenco con le 83 imprese considerate «strategiche» per la difesa e per il comparto dell’aerospazio. Fabbriche che quindi devono rimanere aperte, anche in tempi di coronavirus, per assicurare le scorte alle forze armate e di sicurezza. Nell’elenco delle 83 imprese, 49 hanno sede a Roma città, il resto nell’hinterland tra Guidonia (8 aziende), Pomezia (7), Colleferro (4) e altri dieci centri della provincia.

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In questa prima fase, per rispettare quanto previsto dal decreto del governo del 22 marzo, la Prefettura ha dovuto autorizzare «le attività dell’industria dell’aerospazio e della difesa, nonché le attività di rilevanza strategica per l’economia nazionale». I provvedimenti, scrive il prefetto Pantalone, sono stati adottati dopo un’istruttoria messa a punto insieme alla Guardia di Finanza e alla Camera di Commercio. Nell’elenco delle attività che possono continuare ad operare, quindi, c’è Airbus Italia, in via Pesenti, zona Tiburtina, che si occupa di realizzare sistemi elettronici e per la telecomunicazione nel settore aerospaziale; stessa zona della Leonardo Electronics; poi la Avio Spa di Colleferro, che costruisce armamenti per il settore della difesa, la Sirio Sistemi Navali, che realizza impianti di navigazione. E ancora: Siram Veolia Industry, che si occupa della manutenzione di strumenti per apparati di trasmissione e radar, la Boeing Operations International, all’aeroporto militare di Pratica di Mare, che gestisce la fabbricazione e la manutenzione di sistemi satellitari per il settore dell’aerospazio.

Anche la Regione Lazio, pur rispettando i ruoli definiti per il ministero dello Sviluppo e della Prefettura, vuole provare a intervenire sul tema imprese. Dal quartier generale sulla Colombo è arrivata a Unindustria la richiesta di fare un monitoraggio sulle aziende ancora operative, su quelle che possono essere riconvertite e, soprattutto, su quelle realtà che non rientrano nei codici autorizzati dal governo per continuare l’attività, ma che potrebbero restare aperte perché funzionali nell’indotto. O perché sono realtà a “ciclo continuo” che, con uno stop, potrebbero registrare problemi per riattivare i macchinari e le linee di produzione, quando ci sarà la ripresa.

Intanto, a Palazzo Valentini, continua da parte del prefetto l’analisi sulle aziende che hanno chiesto di restare aperte. La procedura prevede, in quest’opera, anche il coinvolgimento delle parti sociali e delle forze di polizia. Nelle ultime ore, su circa 2mila pratiche totali, si stanno valutando i casi sui quali si nutrono più dubbi e che coinvolgono le realtà più disparate tra loro, di differenti settori. Decisivo, oltre al grado di “essenzialità” dei prodotti realizzati, anche la platea di clienti da raggiungere. Al vaglio in queste ore, tra Roma e la sua area metropolitana, ci sono aziende impegnate nel taglio di legna e nel disboscamento, nella realizzazione di carta da macero, nella produzione di componenti elettromedicali e informatici. Poi tornerie, antennisti, commercio al dettaglio di ferramenta, noleggi auto, spedizionieri, grossisti di materiale per le ristrutturazioni o di strumenti idraulici fino ai professionisti per la consulenza del lavoro e fiscale e gli affittacamere nelle zone degli ospedali.

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