Coronavirus, l'infettivologo: «Nel Lazio vicini a zero infezioni: potrebbe essere tra le prime regioni a riaprire»

Coronavirus, l'infettivologo: «Nel Lazio vicini a zero infezioni: potrebbe essere tra le prime regioni a riaprire»
di Valentina Arcovio
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 8 Aprile 2020, 06:54 - Ultimo aggiornamento: 9 Aprile, 00:55

«La curva dei nuovi contagi e dei ricoveri continua a scendere e dobbiamo esserne molto contenti: siamo sulla strada giusta. Segnali ancora più positivi arrivano dal Lazio e da Roma in particolare». Per Claudio Mastroianni, ordinario di Infettivologia all'Università La Sapienza di Roma e direttore della Uoc di Malattie infettive del Policlinico Umberto I, i dati dell'ultimo bollettino sull'emergenza Covid-19, diffuso ieri sera dalla Protezione Civile, fanno ben sperare e aprono uno spiraglio di luce soprattutto per il Lazio.

Coronavirus, il geriatra: «Quando tutto sarà finito, per gli anziani servirà la sorveglianza domiciliare attiva»

Coronavirus, errori nei test: c'è chi torna positivo dopo 2 tamponi negativi

Professore, cosa le fa pensare che questi miglioramenti non siano semplicemente una comune oscillazione?
«I dati sono piuttosto chiari. Da quando è iniziata la pandemia è la prima volta che assistiamo a un calo così costante degli accessi in ospedale e contemporaneamente a un aumento delle persone dimesse. È così già da qualche giorno e questo ci suggerisce che finalmente i nostri sacrifici stanno funzionando».

Però i decessi, ieri 604 in totale, rimangono alti?
«I decessi non ci dicono tanto sulla diffusione del nuovo coronavirus, quanto piuttosto sul numero ancora elevato di persone ricoverate in condizioni gravi. Sappiamo che le terapie intensive sono ancora piene di pazienti già di per sé fragili, come anziani o persone affette da altre patologie. Ma anche in questo dato triste, quello dei 604 morti in un giorno, io comunque ci leggo un piccolo segnale positivo. Non dobbiamo infatti dimenticarci che una settimana fa i morti si aggiravano intorno ai mille al giorno. Quindi stiamo assistendo a un calo dei decessi intorno al 30%».

Come interpreta il netto calo dei contagi registrato nel Lazio, in particolare a Roma?
«È un dato più che positivo. Nei giorni scorsi sembrava che la decrescita del numero di nuovi contagi fosse molto lenta, quasi stabile. Eppure, ora abbiamo dei numeri davvero incoraggianti, segno che la nostra popolazione ha preso sul serio le restrizioni imposte e che stanno funzionando come speravamo. Nel nostro stesso Policlinico ci siamo accorti che le cose stanno migliorando: abbiamo meno accessi e più dimissioni».

È plausibile la previsione secondo la quale il Lazio raggiungerà quota zero contagi a fine aprile?
«Sì, manca ancora un mese e le cose potrebbero migliorare molto. Credo che se continuiamo a rispettare le indicazioni date, entro la fine del mese se i contagi non saranno arrivati a quota a zero, saranno comunque molto bassi».

Il Lazio potrebbe essere una delle prime regioni ad essere «riaperte»?
«Sicuramente, la fase di riapertura sarà graduale e dipenderà molto dalla situazione delle varie regioni. Ma con questi numeri è possibile che il Lazio sarà tra le prime a ripartire. Tuttavia, bisognerà stare molto attenti a non abbassare la guardia. Una volta entrati nella fase due bisognerà essere capaci di individuare tempestivamente l'insorgenza di nuovi focolai ed essere pronti a isolarli e circoscriverli subito. Solo così potremo evitare di dover ricominciare tutto da capo. Anche la popolazione dovrà fare la sua parte e continuare a fare molta attenzione, usando tutte le precauzioni del caso».

Anche a zero contagi, la nostra vita non ritornerà quella di prima ancora per molto tempo?
«No. Bisogna essere molto consapevoli di questo. Finché non avremo un vaccino efficace disponibile, dovremo sempre stare in guardia».

© RIPRODUZIONE RISERVATA