Lunedì sera la segnalazione alla sala operativa della polizia era scattata poco dopo le 23. «Correte, vedo delle ombre, persone che passeggiano sul tetto della scuola. Probabilmente c’è qualcuno, sono almeno in tre, che sta cercando entrare dentro oppure sta scappando via. Si sentono dei vetri infrangersi», spiegava un residente dall’altra parte del telefono. Quando la volante è arrivata, però, la gang si era già dileguata. Davanti agli occhi dei poliziotti si è spalancato uno scenario di devastazione: tutto ciò che era sulle pareti è stato divelto, vetri e mobili spaccati. Da un primo riscontro, non risulterebbero installati impianti di allarme o di videosorveglianza: per i balordi introdursi è stato, manco a dirlo, un gioco da ragazzi. Sul posto ieri si è recata la Scientifica per i rilievi, in cerca di tracce utili per risalire agli autori dei danneggiamenti.
L’altra settimana la baby gang aveva mandato in ospedale con il volto tumefatto e le costole doloranti un quindicenne, rapinato di una cassa bluetooth e poi picchiato quando ha tentato di sottrarre dalla presa degli aguzzini anche la bici nuova di zecca. Nello stesso pomeriggio, altri due giovani erano stati affrontati e derubati dei soldi, alcuni anche ricattati: «Ti ridò il cellulare se mi dai 70 euro». I bad boys sarebbero tutti italiani, tra loro forse anche un rom di seconda generazione. Agiscono insieme o per gruppetti separati. Il più cattivo sarebbe anche il più piccolo, 13 anni appena e, quindi, non perseguibile penalmente. Non nuovo a varcare la soglia del commissariato Tuscolano dove il padre, in passato, era andato a riprenderlo più di una volta. Proprio in virtù di questa “impunibilità” sarebbe il più spavaldo e pericoloso.
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