È stato accusato di conoscere e “servire” affiliati dei principali clan di Camorra e di ripulire, per loro, il denaro “sporco” con i bar e i locali che era riuscito faticosamente ad aprire nel cuore di Roma. Ma per la giustizia italiana Alfredo Mariotti è innocente. Accusato di associazione per delinquere, riciclaggio e intestazione fittizia - da ultimo nell’inchiesta partita nel 2014 a carico di Luigi, Antonio e Salvatore Righi, i tre fratelli accusati dalla Direzione distrettuale antimafia di ripulire i soldi del clan Contini con alcune pizzerie romane - a ottobre 2020 il gup Paola Della Monica ha firmato il «non luogo a procedere per non aver commesso il fatto». La sentenza non è stata impugnata diventando esecutiva il 12 dicembre scorso. Ma nel mentre la vita di Mariotti, oggi 75 anni, è stata stravolta.
«Ha rubato 70mila euro» Assolto dopo 14 anni
LA STORIA
Dalla sera al mattino si è visto togliere tutto: i locali, sequestrati per volere dell’Antimafia, la serenità.
Nel 2004 la Direzione distrettuale antimafia chiese il sequestro dei suoi beni per un processo di stampo camorristico a Torre Annunziata che però non esisteva. Da ultimo il suo nome è finito nel 2014 al centro dell’operazione “Margarita” coordinata dalla Dda sul giro di riciclaggio messo in atto dai fratelli Righi per conto del clan Contini. Svariati i locali sequestrati all’epoca e tutti riconsegnati dopo una sentenza di dissequestro del 2019.
L’INCHIESTA
«I Righi li conoscevo - racconta Mariotti - ma perché nel 1997 per rilevare un locale di somministrazione in piazza Montecitorio la cui licenza era in mano a uno di questi Righi chiesi a loro di cedermela». Fine. Eppure il « 22 gennaio 2014 alle tre del mattino mi ritrovai i carabinieri dentro casa, ad aprile dello stesso anno mi sequestrarono i tre locali che avevo aperto in Centro solo perché risultavano in passato dei contatti con i Righi». Nel corso dell’inchiesta non emerse null’altro ma «io sono rientrato in possesso dei locali solo dopo la sentenza dello scorso ottobre, non ho accettato la prescrizione perché ho sempre detto - aggiunge Mariotti - che se fossi stato colpevole avrei pagato tutto ma io non ero colpevole di nulla e lo sapevo». In sei anni le sue attività sono state affidate a custodi giudiziari ma le ha riavute indietro con debiti monstre: «Affitti non pagati, stipendi congelati, persino un furgoncino dei gelati usato per le consegne ha segnato 30mila euro di multe per passaggi nella Ztl irregolari, i custodi non avevano fatto i permessi, e ora mi ritrovo così, a rischiare il fallimento in piena pandemia da innocente. Quello che mi preme sottolineare - conclude Mariotti - è quanto pericoloso può essere il pregiudizio, quello che è accaduto a me può succedere a chiunque». Pagare a caro prezzo colpe mai commesse ma soltanto ipotizzate.