Spesso le sterpaglie nascondono rifiuti di ogni genere, da immondizia domestica a copertoni di auto, elettrodomestici, materassi, fino alle carcasse di autovetture e l’eternit. Rifiuti che bruciando sprigionano nubi tossiche che rischiano di compromettere la salute pubblica e l’ambiente. Non ci sono studi epidemiologici, né un registro tumori che possano far comprendere il livello di insalubrità del territorio di Ardea, ma il costante abbandono di materiali tossici poi dati alle fiamme, unito agli scarichi abusivi nei fossi che sfociano in mare – e su questo ci sono i dati di Arpa Lazio a testimoniare la gravità della situazione – rendono alcuni quartieri di Ardea, le Salzare su tutti, luoghi malsani.
«Solo in quest’ultimo mese, vigili del fuoco e protezione civile sono intervenuti ogni giorno su incendi provocati, il più delle volte volontariamente, da scellerati» commenta il sindaco di Ardea Mario Savarese. «A volte occorrono ore di pericoloso lavoro per spegnere incendi che ormai quotidianamente assillano il nostro territorio. I luoghi più colpiti sono quelli dove regna il degrado più alto; sempre si tratta di incendi dolosi. Ad appiccarli personaggi tecnicamente chiamati “ignoti”». Una situazione arrivata al limite, ma che viene fronteggiata da un numero insufficiente di forze dell’ordine. Pochi uomini e mezzi per un territorio di quasi 52mila abitanti ed esteso su oltre 50 chilometri quadrati. «Ho chiesto di essere ascoltato dal prefetto di Roma Gerarda Pantalone – prosegue il primo cittadino M5S – e sono in attesa di poterle rappresentare la nostra richiesta di aiuto, perché nulla possono contro tutto questo le poche forze di polizia locale che lo Stato e il Ministero da cui il prefetto stesso dipende, ci consentono di tenere in organico».
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