Roma, vigili senza pistola. Sgomberi e campi rom: «Così saltano i servizi»

I caschi bianchi disarmati non vogliono più svolgere le mansioni “a rischio”

Roma, vigili senza pistola. Sgomberi e campi rom: «Così saltano i servizi»
di Camilla Mozzetti e Francesco Pacifico
3 Minuti di Lettura
Sabato 14 Gennaio 2023, 07:43 - Ultimo aggiornamento: 11:19

Chiedere impropriamente - come lamentano i sindacati confederali - un'arma indietro ad un vigile che la possiede in qualità di agente di pubblica sicurezza significa anche portare quel vigile a chiedere di restare in ufficio. Togliersi dalle strade in sostanza e dai servizi più delicati che potenzialmente annoverano sempre potenziali rischi. Con tutta una serie di problematiche che neanche a dirlo, a fronte di un corpo ben al di sotto della pianta organica prevista su carta, contribuiscono ad indebolire il controllo della città. Alcuni caschi bianchi non lo mandano a dire: «vogliono indietro l'arma se non facciamo le visite? Bene, ma i servizi esterni non li facciamo più». Ed è nutrito il paniere dei compiti che rientrano in questa categoria. In primis si dice no senza l'arma di servizio al controllo di fronte ai campi nomadi.

Roma, i vigili perdono la pistola: «Niente visite, colpa della burocrazia»


I SERVIZI
Molto spesso pattuglie sono dislocate all'ingresso di numerosi insediamenti, uno fra tutti quello di via Salviati abitato sì da persone disagiate e in difficoltà ma anche da uomini e donne costretti ai domiciliari per reati che spaziano da quelli contro il patrimonio alle aggressioni.

Ancora: a rischio anche le attività sugli sgomberi. In una recente circolare il comandante dei vigili ha disposto l'impiego e l'intervento dei vigili anche nelle occupazioni cosiddette estemporanee ovvero quelle che possono verificarsi anche su immobili recentemente liberati che però tornano a far gola a bande più o meno organizzate. Anche su questo fronte i vigili iniziano ad alzare le mani facendo capire, in maniera neanche troppo velata, che o si cambiano le disposizioni oppure determinati servizi senza l'arma non saranno più svolti. I compiti per i quali è previsto il possesso della pistola sono molteplici: «Andiamo dai servizi all'esterno - spiega Marco Milani dal Sulpl - a quello sul controllo dei plessi quando ci sono edifici, compresi quelli dei gruppi, che devono essere controllati in orari particolari come ad esempio nel turno di notte, naturalmente un servizio all'esterno può essere anche quello di fronte e agli ingressi dei campi nomadi così come il lavoro da svolgere sul fronte delle occupazioni. L'assunto di base è che sei dai l'arma per effettuare determinati servizi è ragionevole credere che questi siano a rischio».


I NUMERI
Già il corpo della polizia locale non brilla per numero di agenti in servizio. In vista del Giubileo servirebbe l'assunzione di almeno 800-1000 nuovi agenti senza contare il deficit originario: a fronte di una pianta organica su carta che conta 8.300 agenti quelli effettivi che risultato impiegati nei vari gruppi sono 5.800, con un ammanco dunque di ben 2.500 caschi bianchi. Di quelli che lavorano, poi, almeno il 90% proprio per le complessità della Capitale e i compiti loro richiesti, hanno la qualifica di agente di pubblica sicurezza. Da ultimo il pasticcio con le multe e il contratto (scaduto per cui si è chiesto il rinnovo l'11 gennaio) con la Motorizzazione civile al fine di poter risalire ai proprietari dei veicoli che commettono infrazioni. «Non bisogna dimenticare che il mancato accesso al database - spiega Giancarlo Cosentino, segretario della Cisl Fp non permette di verifica ad esempio se il proprietario del veicolo ha o meno la patente sequestrata e nell'ambito dei sinistri stradali questo è un paradosso».
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA