Segregata nel maneggio a Roma per 2 anni: «Gli stallieri mi spegnevano le sigarette sulle gambe»

Il dolore di Mary: «Mentre uno mi stringeva la gola pretendendo rapporti, l'altro mi dava pugni allo stomaco e schiaffi sul viso»

Segregata nel maneggio a Roma per 2 anni: «Gli stallieri mi spegnevano le sigarette sulle gambe»
di Marta Giusti
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Sabato 9 Dicembre 2023, 07:26 - Ultimo aggiornamento: 10 Dicembre, 12:09

«Di Roze mi ero innamorata, partimmo in macchina dalla Germania per l'Italia. Lui era molto più grande di me, io avevo 17 anni. A mia madre non piaceva, mi diceva che era una cattiva persona. Scappammo e lui mi portò in un agriturismo vicino Roma dove lavorava. Invece sono finita a vivere da sola, rinchiusa nella camera da letto del maneggio. Potevo mangiare una sola volta al giorno, poi le botte, le violenze, subite anche dal cugino e le sigarette spente addosso...». Mary (nome di fantasia), oggi una donna di 21 anni, racconta al giudice i due anni di inferno e segregazione vissuti in balia dei due aguzzini durante l'incidente probatorio nel processo che vede alla sbarra Yasir Imran, 36 anni, pakistano, cugino dell'ex fidanzato, di 31 anni, già condannato a sei anni in via definitiva per violenza sessuale, sequestro di persona e maltrattamenti. Mary ha lasciato l'Italia, ora vive in Spagna ma quei ricordi sono una ferita indelebile nell'anima. Gli inquirenti mettono a verbale, parola dopo parola, le violenze e le vessazioni subite dall'allora ragazzina. Mary non poteva uscire dalla struttura se non in compagnia dei suoi carnefici. Le avevano tolto i documenti e la sim dal cellulare, in modo che non potesse chiedere aiuto. Solo grazie all'intervento di un passante, che il 27 maggio del 2021 notò i due uomini mentre la strattonavano per strada (a circa 200 metri dal circolo "La Melazza"), è stata salvata e i due stallieri pachistani arrestati. Voleva semplicemente inseguire un sogno d'amore ma poi è piombata nel peggiore degli incubi. «Partimmo nell'estate del 2019, eravamo felici. Mi sembrava che le cose andassero bene, ma qualche volta mi picchiava. Io, però, ero innamorata». Mary e Ali si sistemano in un appartamento all'interno dell'agriturismo dove li accoglie Yasir che già lavorava con i cavalli. «Lui dormiva nella cucina, noi in camera da letto. La casa non era bella, era tenuta in cattive condizioni», racconta la giovane donna. È in questo scenario che comincia l'inferno.

LE VESSAZIONI

«Una volta Yasir torna a casa e abbiamo avuto un rapporto. Roze si è arrabbiato e mi ha picchiata. Altre volte mi ha spento le sigarette sulle gambe. Io gridavo. Mi chiusero in camera da letto e Yasir prese le chiavi». Mary qualche volta ha provato a fuggire, senza riuscirci. In quei due anni spiega di avere «perso molto peso, mangiavo solo la sera. A mia madre dicevo che stavo bene, ma lei non ci credeva e una volta al maneggio chiamò l'ambasciata tedesca. Anche a loro dissi che andava tutto bene». I proprietari dell'agriturismo non capivano la lingua tedesca, non si rendevano conto di quanto stesse davvero accadendo. «Mentre uno mi stringeva la gola pretendendo rapporti, l'altro mi dava pugni allo stomaco e schiaffi sul viso», ricorda. Poi arriva il 27 maggio di due anni fa e Mary fugge di nuovo: «Una sera mi hanno violentato ancora una volta e a quel punto ho detto basta».

 

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