Imu prima casa Roma, Consulta allarga confini agevolazioni. Raffica di ricorsi: «Restituiteci pagamenti degli ultimi 5 anni»

Oltre ai risarcimenti il Comune dovrà rinunciare a 224 milioni di mancati incassi

Imu prima casa Roma, Consulta allarga confini agevolazioni. Raffica di ricorsi: «Restituiteci pagamenti degli ultimi 5 anni»
di Francesco Pacifico
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Mercoledì 1 Novembre 2023, 07:10 - Ultimo aggiornamento: 2 Novembre, 09:06

Già in seicento hanno bussato alla porta del Comune per farsi restituire l'Imu versata negli ultimi cinque anni. Ma il numero di ricorsi dovrebbe crescere, fino a toccare il migliaio già entro la fine dell'anno.

Come paventato in tempi non sospetti dall'assessore capitolino al Bilancio, Silvia Scozzese, sta creando non pochi problemi alle casse del Campidoglio la sentenza della Corte Costituzionale dell'ottobre 2022, che ha allargato il concetto di prima abitazione per il pagamento della tassa sugli immobili, aumentando le esenzioni per le famiglie: in estrema sintesi e rispetto a quanto applicato in passato, per la Consulta può essere considerata a tutti gli effetti "prima casa", quindi non soggetta all'imposta, anche l'abitazione dove soltanto uno dei coniugi è residente, mentre l'altro è registrato presso l'anagrafe di un altro Comune.

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Quindi, di fatto, per non pagare il tributo diventa prevalente il concetto, molto fluido in verità, di "dimora abituale". E tanto basta sufficiente sia a ridurre le entrate per Roma Capitale - il Caf della Cgil ha stimato una perdita secca di 224 milioni di euro all'anno - sia, soprattutto, per aprire lunghi contenziosi di tributaria.

Quindi si rischia un doppio salasso per il Campidoglio.

AUTOTUTELA

Su questo fronte, già molti cittadini - in autotutela e presentando la richiesta al Comune - hanno chiesto la restituzione di quanto versato tra il 2017 e il 2022. Come detto, dagli uffici capitolini trapela che i ricorsi sono stati più di 600, ma potrebbero salire a un migliaio già a fine anno. Risultato? Nell'amministrazione comunale c'è chi stima che tutte queste domande potrebbero anche portare l'amministrazione a versare poco meno di cinque milioni di euro per il pregresso, se ci fossero le condizioni. Spiega Giorgio Spaziani Testa, che guida Confedilizia: «Bisogna prima presentare l'istanza al Comune e, in caso di rigetto o di silenzio da parte dell'ente, si deve fare ricorso alla commissione tributaria». Secondo il presidente dell'associazione che riunisce i proprietari di casa, «c'è molto interesse da parte dei cittadini per ottenere il rimborso di quanto versato. Abbiamo aperto un apposito sportello e sono moltissimi quelli che ci chiedono un appuntamento».


Già a dicembre del 2022, nella stesura del bilancio di previsione, il Comune dovette rivedere investimenti e voci di spesa corrente, perché aveva previsto per l'anno in corso una forte riduzione delle entrate: circa 200 milioni in meno che diversamente si sarebbero potuti usare per la manutenzione delle strade o per i servizi ai più fragili, legati alla riduzione degli incassi di addizionale Irpef, contributo di soggiorno e, soprattutto, pagamento dell'Imu. A dieci mesi di distanza, con il boom del turismo e l'economia che per buona parte dell'anno ha retto nonostante il caro energia e l'inflazione, è la raccolta dell'imposta degli immobili che fa temere maggiori effetti negativi. Anche perché, come ha scritto lo stesso Campidoglio, «da una fotografia che parte dal 2017 e che si sta aggiornando, si può ipotizzare che circa 72.458 unità immobiliari siano divenute esenti perché soddisfano i requisiti di coincidenza tra residenza anagrafica del possessore e indirizzo», suggeriti dalla sentenza della Corte Costituzionale.

I DATI


Da uno studio sui bilanci dei principali Comuni, il Caf della Cgil ha stimato che la decisione della Consulta finirà per avere maggiore impatto proprio a Roma. L'amministrazione capitolina - visto anche l'alto numero di persone che vivono qui per lavori temporanei - perderà di gettito Imu il 17,3 per cento rispetto a quanto incassato in passato: precisamente saranno 224 milioni di euro all'anno. Guardando al resto del Paese, Milano e Genova vedono quasi intatta la cifra raccolta, Napoli, Palermo o Bologna dovrebbero aumentare gli introiti. In quest'ottica parlamentari del Pd romani fanno pressing sui loro omologhi di centrodestra eletti sempre nella Capitale per inserire nella prossima Finanziaria una norma per sterilizzare o limitare gli effetti della sentenza. Anche secondo Natale Di Cola, leader della Cgil del Lazio, «c'è bisogno di un intervento legislativo o un ristoro da parte del governo come già avvenuto dopo l'abolizione dell'Ici sulla prima casa. In ogni caso, per evitare abusi, bisogna imporre un'autocertificazione sulla residenza e una task force per i controlli. E se l'amministrazione riotterrà i 224 milioni di mancato gettito, questi soldi vanno utilizzati per tagliare lo 0,4 per cento di addizionale Irpef comunale che i romani pagano per il dissesto di bilancio».
 

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