Roma, «c'era una volta la gita scolastica». Tra prezzi alle stelle e docenti non disponibili i ragazzi restano a casa

Per andare in 5 giorni in una capitale europea si devono sborsare quasi 700 euro, un viaggio della stessa durata in Italia costa circa 400 euro

Foto: lgiobbi
di Luisa Urbani
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Giovedì 18 Gennaio 2024, 18:45 - Ultimo aggiornamento: 4 Febbraio, 17:28

Tra aumento del costo della vita e studenti indisciplinati le gite scolastiche stanno diventando un miraggio. Soprattutto nelle scuole superiori di Roma. I mezzi di trasporto sono sempre più cari, i pernottamenti peggio ancora e così si ridimensionano le aspettative. Meno mete all'esterno e più proposte in Italia. Ma anche viaggiare nel nostro Paese per molte famiglie è una spesa eccessiva, anche perché non sempre costa meno rispetto all'estero. E alla fine molti studenti non partono. Se per andare in 5 giorni in una capitale europea si devono sborsare quasi 700 euro, un viaggio della stessa durata in Italia costa circa 400 euro. Anche se ci sono genitori, come racconta Giuseppe, che per mandare il figlio “in viaggio due giorni a Milano hanno pagato più di 300 euro. Una cifra folle” dice il genitore.

Il problema, però, non sono solo le spese, spesso alcuni ragazzi non vanno per via della loro condotta, come spiega Mario Rusconi, presidente dell'Associazione nazionale presidi di Roma e dirigente scolastico del Liceo Scientifico Pio IX all'Aventino. «Nel mio liceo abbiamo stabilito che chi ha 6 o 7 in condotta non può partecipare al viaggio d' istruzione.

Si tratta di deliberazioni stabilite dal consiglio di istituto che adottiamo per incitare i ragazzi ad avere comportamenti ragionevoli». Una pratica che adottano anche altri istituti superiori. Non una punizione, ma un modo per far capire loro che a scuola bisogna comportarsi in un certo modo.

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L’altro ostacolo in termini di gite, poi, è rappresentato dai docenti accompagnatori che, negli anni, sono diventati sempre di meno. Il motivo? Molto semplice, come spiega Loredana Straccamore, insegnante di lettere e vicepreside del Liceo Scientifico Pio IX all'Aventino. «Io – dice la docente - ho accompagnato i miei alunni in gita, sia in Italia che all'estero. L'ho fatto per una vita, ma ora le cose sono un po’ cambiate e proprio quest'anno non sento il desiderio e la volontà di andare. Sono motivazioni che si sono stratificate negli anni e mi hanno portata a dire basta». La prima causa, spiega la professoressa, è il comportamento degli studenti. «C’è sempre meno rispetto,da parte dei ragazzi, nei confronti dei docenti e dell'istituzione scuola. Il loro atteggiamento alcune volte sconfina nell'arroganza e nel pensare che sia tutto possibile perché le regole non sono importanti. Tutto questo – prosegue – demotiva noi docenti perché accompagnare i ragazzi significa avere responsabilità enormi anche dal punto di vista penale e giuridico». Una responsabilità che dura per tutto il periodo della gita. Di giorno, ma anche di notte quando la situazione «diventa una tragedia. Vogliono uscire, spesso per andare anche a ballare e noi siamo obbligati a stargli dietro: è molto pesante. Siamo costretti a fare le ronde di notte sui corridoi degli hotel per evitare problemi di tutti i tipi».

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Da una parte l'eccessiva responsabilità, dall'altra l'assenza di un corrispettivo economico per un impegno così gravoso e rischioso. «L'altro aspetto che spinge a rinunciare alle gite – conclude la docente – è che tutto questo impegno lo dobbiamo svolgere senza nessun tipo di diaria. Noi certo lo facciamo per un senso di dovere e amore verso i ragazzi, ma è giusto che ogni lavoro sia adeguatamente retribuito». Insomma, tra genitori che non riescono a sostenere le spese, docenti non disposti a rischiare e alunni ribelli è proprio il caso di dire che “c'era una volta la gita”.

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