Covid a Roma, focolaio nella scuola Carlo Levi al Salario: 7 classi su 15 in isolamento

Covid a Roma, focolaio nella scuola Carlo Levi al Salario: 7 classi su 15 in isolamento
di Alessia Marani
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Martedì 24 Novembre 2020, 08:02 - Ultimo aggiornamento: 16 Febbraio, 21:48

Sette classi su quindici in quarantena in due mesi, una per ben due volte, e ancora adesso una scolaresca è in isolamento. La scuola dei record (negativi) in tempo di Covid è l'elementare e media Carlo Levi in largo Monte San Gusto e in via Serrapetrona, al Nuovo Salario. Mamme e papà dopo avere scritto alla Asl, diffidato la scuola, e chiesto comunicazioni immediate sugli esiti dei tamponi, nonché sanificazioni e ispezioni sanitarie, sono sul piede di guerra: «Ogni mattina quando accompagniamo i nostri figli ci facciamo il segno della croce e preghiamo Dio che ce la mandi buona. Sì alla didattica in presenza, ma in sicurezza», dice Alessia Baroni, una portavoce dei genitori che ha scritto anche al IV Municipio e al Dipartimento Scuole e didattica. Ormai temono che nella scuola si sia annidato un focolaio, difficile da debellare.

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I NODI
E i motivi, secondo loro, sono tutti nel grosso ritardo delle comunicazioni sulla positività degli alunni e in una igienizzazione quantomeno insufficiente degli ambienti condivisi. I punti dolenti sono stati messi nero su bianco nella missiva in cui si parla di una «situazione di emergenza che mette a rischio non solo l'istruzione ma anche e soprattutto la salute degli alunni, degli insegnanti e delle loro famiglie».

Ricordando che «i dispositivi di sicurezza sono stati disponibili solo successivamente all'apertura della scuola» e che all'acquisto di gel e saponi hanno provveduto i genitori, questi ultimi sottolineano che «nei casi di positività si registra una totale mancanza di comunicazione da parte della dirigenza scolastica, lasciando di fatto senza tutela i bambini, i docenti e le relative famiglie».

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LE ISPEZIONI
Spiega ancora Barone: «Finora è sempre successo che la scuola non ha comunicato le positività per tempo dicendo che era la Asl a doverlo fare. L'altro giorno un funzionario della Asl Rm 1 ha detto chiaramente che deve farlo il referente Covid dell'istituto. Ma a quanto pare nessuno si prende questa briga. Per cui, già passa del tempo per avere la risposta ai tamponi e poi ne passa altro finché non scatta il meccanismo della quarantena e, nel frattempo, i bambini continuano a stare tra di loro e a infettarsi». Per spezzare la catena e fugare ogni dubbio circa la persistenza del focolaio i genitori hanno chiesto anche una ispezione della Asl nei locali.

«Ma - affermano - è avvenuta solamente in uno degli edifici. Poi gli operatori del Servizio di igiene pubblica sono stati talmente subissati dalle emergenze che non sono più tornati». Nel cortile dell'edificio e anche nei corridoi compaiono ancora accatastati i vecchi banchi e le vecchie sedie sostituiti dai monoposto, senza sbarramenti, pericolosi per i piccoli.

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«I bagni sono stati puliti con maggiore regolarità solo dopo le nostre lamentele e denunce e i casi di contagio già conclamati - continuano i genitori - abbiamo dovuto lottare per ottenere percorsi separati e distanziamento. I primi giorni di scuola era un assembramento continuo e, spesso, quando manca un insegnante i bambini vengono divisi in altre classi, cosa che non si può fare». Alla Levi, insomma, ancora si fa didattica in presenza. Ma con difficoltà. La classe che per ben due volte è finita in quarantena, di fatto, è stata assente per un mese e, quando anche gli insegnanti sono positivi, risultando in malattia, non possono fare lezione neanche a distanza. «Non sappiamo più a chi appellarci, chiediamo un intervento immediato e risolutivo», scrivono i papà e le mamme.
alessia.marani@ilmessaggero.it

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