Alessandra Giudicessa, la gemella di “Un gatto in tangenziale” in aula: «Quei 110mila euro sono miei»

A metà marzo sono state sequestrate due polizze vita e due auto. L’ultimo episodio che aveva attualizzato la «pericolosità sociale» della donna, è una denuncia a carico della gemella e di suo marito per il reato di ricettazione di una mountain bike del valore di mille euro

Alessandra Giudicessa, la gemella di “Un gatto in tangenziale” in aula: «Quei 110mila euro sono miei»
di Federica Pozzi
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Lunedì 8 Maggio 2023, 22:38

Ancora una mattinata in Tribunale per le gemelle Giudicessa, conosciute ai più per il film “Come un gatto in tangenziale”, in cui interpretavano la parte di due ladre inquiline di un alloggio popolare nell’ex residence Bastogi. Una finzione che però, negli ultimi anni si è spesso confusa con la realtà perché le sorelle sono finite più volte davanti ai giudici proprio per gli stessi reati di cui si rendevano colpevoli nei film. Questa volta a finire sotto gli occhi degli inquirenti è Alessandra (che nel film si chiamava Pamela), in aula con il suo avvocato, Giovanni Belcastro; mentre ad attenderla in corridoio, sotto gli occhi curiosi di chi passando l’ha riconosciuta, c’era la sorella Valentina (che nella pellicola era Sue Ellen).

IL SEQUESTRO

A metà marzo sono state sequestrate ad Alessandra Giudicessa due polizze vita e due auto, per un totale di 110mila euro. L’ultimo episodio che aveva attualizzato la «pericolosità sociale» della donna, portando i giudici della sezione Misure di prevenzione ad emettere il provvedimento, è una denuncia sporta il 31 gennaio del 2022 a carico della gemella e di suo marito per il reato di ricettazione di una mountain bike del valore di mille euro. Da altri accertamenti svolti dal Gico del Nucleo di polizia economico-finanziaria, era emerso che l’attrice disponeva di beni «in misura del tutto sproporzionata rispetto agli esigui redditi dichiarati». Si trattava, in particolare, di due polizze vita del valore di circa 80mila euro e di due auto acquistate tra il 2018 e il 2019, del valore di circa 35mila euro, che sono state quindi sequestrate.

LA DIFESA

Ieri in aula l’avvocato di Giudicessa ha presentato, come dichiara, «documenti attestanti la legittimità degli acquisti che non hanno nulla a che fare con i reati precedenti». Ed è stato sempre Belcastro a specificare che «i profitti dei reati non erano tali da giustificare una spesa così grande», considerando poi che «una delle auto in questione era in uso alla figlia». Il Tribunale si è riservato 60 giorni per decidere.

Il 20 gennaio del 2017 le due gemelle Giudicessa erano state sorprese mentre sottraevano prodotti per il corpo del valore di 90 euro dagli scaffali di un’erboristeria. Il 21 ottobre del 2017 avevano sottratto la carta di credito a una signora che faceva la spesa in un supermercato in zona Montespaccato e l’avevano utilizzata per fare acquisti per 1.316 euro. E ancora, il 16 aprile 2018 avevano rubato due paia di occhiali da sole da oltre 2mila euro in un’ottica in zona Prati e dopo soli otto giorni un altro paio di occhiali da 450 euro in un’ottica in zona Ottavia. Il 24 luglio 2018 si erano impossessate di due profumi da 250 euro in un negozio di via Marmorata. Infine il 13 dicembre dello stesso anno, mentre una sorella distraeva la commessa, l’altra sfilava dagli scaffali di un negozio dell’Eur 18 maglioni, per un totale di 4.800 euro. Tutti reati che ricordano quelli commessi dalle due gemelle durante i due film “Come un gatto in tangenziale”.

 

LE REAZIONI

Un fatto incredibile che è reso ancora più incredibile e lascia tutti a bocca aperta quando le si incontra dal vivo. Sì, perché, oltre allo “shopping compulsivo” – come lo chiamano le due gemelle nel film – ad essere uguale alla trama è anche il loro modo di vestire oltre al modo di parlare. Tanto che, come successo ieri nei corridoi del Tribunale di Roma, a chi le incontra, stupito, non resta che avvicinarsi loro ed esclamare: «Ma allora siete proprio così voi, parlate anche così non è finzione». La reazione delle gemelle è compiaciuta e cordiale, non come alla vista dei giornalisti, ai quali pronta Alessandra risponde: «Non ho niente da dire e non c’è niente da sapere».
Fe. Po.

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