Roma, paradosso tavolino selvaggio: norme decise dagli esercenti

Roma, paradosso tavolino selvaggio: norme decise dagli esercenti
di Mauro Evangelisti
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Mercoledì 9 Novembre 2016, 09:41

Dal Tridente a Trastevere, tavolino selvaggio dilaga. Il rispetto delle regole sull'occupazione di suolo pubblico da parte dei ristoranti non abita a Roma. Ormai la deregulation è nei fatti. Non solo per l'estensione delle aree colonizzate, anche in strade di pregio, ma anche per gli arredamenti utilizzati. In parallelo, è in corso il confronto tra l'assessore al Commercio, Adriano Meloni, e le associazioni di categoria. Con un paradosso: le modifiche alle regole le stanno scrivendo gli esercenti, saranno loro a presentare una proposta all'assessore entro quindici giorni.
Andiamo per ordine: Meloni ha portato alla categorie il nuovo regolamento per i pubblici esercizi, ereditato di fatto dalla precedente giunta, in cui si parla anche dei criteri per le concessioni dell'occupazione di suolo pubblico, dunque per i tavolini all'aperto. Le associazioni di categoria l'hanno respinto e si sono prese due settimane per presentare una controproposta.

LE TARIFFE
Domanda: avanza tavolino selvaggio e le regole le scrive proprio la categoria che si rende protagonista di quotidiane violazioni delle norme? «Non è così - replica Fabio Spada, presidente di Fipe (pubblici esercizi) Confcommercio Roma - noi stiamo dando un contributo, con delle proposte operative, perché chi meglio di noi conosce la materia? D'altra parte, lo voglio dire con chiarezza, siamo i primi a chiedere il rispetto delle regole. L'operatore onesto, che paga le tariffe per l'occupazione delle aree e che rispetta i limiti, è il primo a essere danneggiato dai disonesti».
È di questi giorni la notizia del rinvio a giudizio per nove ristoratori, nell'ambito dell'inchiesta «tavolino selvaggio». Sono accusati di avere occupato con i tavolini vicoli e piazze storiche senza alcun permesso, a costo zero. Si parla di zone di prestigio, come Portico d'Ottavia, piazza di Spagna, Ara Pacis, piazza Navona, Trastevere, Pantheon. Eppure, questa inchiesta giudiziaria non sembra avere scoraggiato il fenomeno: da Campo de' Fiori al Tridente, la carenza dei controlli non argina quegli esercenti che violano smaccatamente i limiti delle concessioni.
Come mai non è mai stato trovato un modo efficace per capire se i tavolini che occupano le strade, magari bloccando il passaggio delle ambulanze e dei mezzi pubblici, sono regolari? La bozza del regolamento presentata alle associazioni di categoria, obbliga l'operatore a indicare l'area per cui ha la concessione con delle borchie. Se i tavolini vanno oltre, chiunque può vedere che sta barando. L'assessore Meloni, in una delle sue prime interviste, aveva invece proposto un sistema di verifica satellitare, che grazie a un software individua in tempo reale chi sta occupando un'area senza una regolare concessione. Replica Spada: «L'importante è che si trovi un sistema efficace, che consenta di capire chi rispetta le concessioni e chi no». Il regolamento prevede anche l'adeguamento ai piani di massima occupabilità del territorio. «Noi siamo convinti che le regole sulla massima occupabilità vadano riviste. A Meloni faremo una proposta per mettere a reddito in maniera differente il territorio di Roma. Se ci sono gli abusi, quelli vanno repressi».

DEREGULATION
Eppure, basta passeggiare nel centro di Roma per verificare come alcune delle regole esistenti non siano rispettate. Chi ha i tavolini sul marciapiede, deve lasciare almeno due metri per il passaggio. In molti casi, questo non avviene. I menu esposti all'esterno devono rispettare alcuni canoni estetici indicati nel catalogo degli arredi che fece approvare l'ex assessore Marta Leonori: in realtà gli arredi utilizzati da gran parte dei ristoranti non rispettano queste norme.