Spostare i rifugiati dalle periferie: in arrivo il piano anti-emergenza

Spostare i rifugiati dalle periferie: in arrivo il piano anti-emergenza
di Elena Panarella
3 Minuti di Lettura
Venerdì 26 Settembre 2014, 06:07 - Ultimo aggiornamento: 08:10
In quasi quarant'anni di immigrazione nel nostro paese, non c'era mai stato un aumento come quello segnato nel 2014: 135mila persone (70mila quelle assistite).

Gli scenari tratteggiati dal Viminale indicano un tetto di almeno 150mila migranti che potrebbero arrivare in Italia entro la fine di quest'anno. Nella Capitale si è raggiunta già quota 7.400: più di 500 tra rifugiati e richiedenti asilo vivono nel VI Municipio (lo stesso di Corcolle dove c'è stata la rivolta dei residenti nei giorni scorsi). Mentre i centri Sprar (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati) di secondo livello, quelli gestiti da Roma Capitale sono 61 (senza considerare i 14 di primo livello gestiti dalla Prefettura). Le persone assistite dal Campidoglio invece sono 3.096. Quest'anno Roma ha già partecipato al bando Sprar del governo offrendo un'accoglienza aumentata di dieci volte rispetto agli anni passati: 2.581 posti assegnati a cui se ne aggiungono 515.

IPOTESI ALLO STUDIO

Ora però rimane il tema dei tempi di permanenza. Secondo il sindaco «le commissioni del Ministero che devono valutare lo status di rifugiato sono troppo poche». E questo, si riflette inevitabilmente sulla presenza nei territori. Tra le ipotesi allo studio c'è quella di ridisegnare il piano di accoglienza e di distribuzione dei rifugiati nella Capitale, ospitando gli immigrati in tutti le zone di Roma, anche quelle più «in», per non creare quartieri-ghetto. Ma soprattutto «regolare i flussi interni», ha spiegato il prefetto, Giuseppe Pecoraro. «In questo modo se c'è sovraffollamento in un quadrante della città come ad esempio Roma Est si può rimodulare il numero delle persone ospitate e portarle a Roma sud, o in altre zone. Con una distribuzione più omogenea».

LE ZONE CALDE

Tutto nasce dai fatti di Corcolle: l'assalto al bus (la scorsa settimana) e la reazione dei cittadini scesi in strada. Obiettivo della rivolta il centro d'accoglienza della zona, causa, per i manifestanti, «dell'insicurezza». E proprio sulla ricostruzione da palazzo Valentini sottolineano che «gli immigrati ospitati nel centro di accoglienza di Corcolle non hanno compiuto alcuna aggressione nei confronti delle autiste dell'Atac». Lo stesso malcontento era andato in scena a Torre Angela, indiscrezioni parlavano dell'arrivo di tre mila profughi nel centro commerciale di via Caldo. «Animi caldi» anche a Settecamini e al Pigneto. Tensioni riaccese a Torpignattara con l'omicidio di villa De Sanctis e la rissa finita nel sangue alla Marranella. Ecco perché «ci vuole una distribuzione più equa, anche in quartieri non periferici che oggi non ne ospitano», ha sottolineato il sindaco. «L'immigrazione che pesa sull'Italia quest'anno è drammatica - ha aggiunto Marino - dalle tabelle del ministero dell'Interno risulta che quest'anno sono arrivate in Italia 135 mila persone e si prevede che ne arriveranno a fine anno oltre 150 mila. Questo è un problema che non può risolvere un sindaco. Ci vuole un intervento nazionale». Ma sui costi è polemica: «Su un totale di 45 milioni di euro spesi per le politiche sociali nel Comune di Roma solo per il 2014 - ha spiegato il consigliere regionale, Fabrizio Santori - 13 milioni sono stati spesi per i nomadi e 16 per gli immigrati. Si tratta del 55 per cento del totale. E ci troviamo in condizioni disastrose in entrambi i casi. Disabili, anziani e giovani romani scendono in strada perché si sentono dimenticati».