Si tratta di Angelo Tomei, macchinista del convoglio che andò a tamponare il treno fermo alla stazione Vittorio Emanuele e tre dirigenti, all'epoca dei fatti, della Metropolitana: Gennaro Antonio Maranzano, responsabile dell'area esercizio e produzione, Roberto Gasbarra, responsabile del coordinamento del movimento metropolitane, e Ernesto De Santis, capo servizio Metro A. Omicidio colposo, disastro ferroviario colposo e lesioni gravissime sono i reati contestati.
Nel corso della requisitoria il pm Elisabetta Ceniccola ha affermato che l'incidente del 17 ottobre del 2006 «prima o poi sarebbe avvenuto, è avvenuto quel giorno per la gestione negligente e colposa della metropolitana di Roma.
Un servizio che va fornito prima di tutto nel rispetto della sicurezza degli utenti e del personale con il ligio rispetto delle norme che presidiano il servizio». Per la procura «non sono responsabili i macchinisti che hanno distaccato il sistema di bloccaggio dei freni perchè se lo avessero fatto avrebbero avuto procedimenti disciplinari e ciò non è avvenuto. Non sono i macchinisti che devono garantire un certo numero di corse, che sono pagati a numero di treni per chilometri percorsi: i macchinisti hanno i loro incentivi di corsa, un premio produttività alla fine dell'anno oltre allo stipendio base». Secondo il pm, «il problema è l'utilità economica della società che dipende dall'attività dei macchinisti nel modo in cui essi stessi vengono messi in condizione di svolgere il loro lavoro».
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