Roma, crac Idi, 40 indagati: evasi oltre 450 milioni di euro

Roma, crac Idi, 40 indagati: evasi oltre 450 milioni di euro
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Martedì 3 Marzo 2015, 19:29 - Ultimo aggiornamento: 19:30
Le casse dell'Idi saccheggiate attraverso una sistematica attività di spoliazione di risorse. L'inchiesta sul dissesto della «Provincia Italiana della Congregazione dei Figli dell'Immacolata Concezione» (Picfic), ente religioso a cui fa capo il comparto «IDI Sanità» (comprensivo dell'Istituto Dermopatico dell'Immacolata - IDI, dell'Ospedale S. Carlo di Nancy e della Clinica Villa Paola), arriva a conclusione, ed ora sono 40 gli indagati che rischiano di finire sotto processo a Roma.



Un passivo patrimoniale pari a circa 845 milioni di euro, distrazioni di disponibilità per oltre 82 milioni di euro, un indebito utilizzo di fondi pubblici per oltre 6 milioni ed un'evasione di oltre 450 milioni di euro: e« quanto accertato dal nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza nel corso delle indagini chiuse dal pm Giuseppe Cascini.



Il pm, nell'avviso di chiusura indagine, atto che prelude alla richiesta di rinvio a giudizio, contesta, a seconda delle posizioni, numerosi reati tra i quali la bancarotta fraudolenta, l'emissione e utilizzo di fatture false, l'occultamento di scritture contabili e l'appropriazione indebita in relazione a fatti avvenuti tra il 2007 ed il 2012.



I principali indagati sono padre Franco Decaminada, all'epoca dei fatti consigliere delegato dell'Idi già incaricato della gestione del comparto sanità fino al dicembre 2011; Domenico Temperini, ex amministratore di Idi-Farmaceutici nonchè direttore generale pro-tempore di Idi-Sanità, e Antonio Nicolella, imprenditore. Tutti furono arrestati nell'aprile del 2013. Sono 144 i capi di imputazione emessi dalla procura nei confronti dei 40 indagati.



Le indagini delle fiamme gialle sulle dinamiche gestionali della Picfic hanno consentito di verificare un forte stato di decozione delle strutture sanitarie ed una marcata esposizione debitoria, la quale ha comportato, nel maggio 2013, il commissariamento dell'Ente e la sua ammissione alla procedura di amministrazione straordinaria, con dichiarazione dello stato di insolvenza.



Il dissesto, per inquirenti ed investigatori, è stata la diretta conseguenza di molteplici condotte di spoliazione alle quali si sono aggiunte anche le false fatturazioni, le infedeli dichiarazioni, l'occultamento e la distruzione della contabilità, il riciclaggio, le false comunicazioni sociali e l'indebito utilizzo di fondi pubblici (malversazione).
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