Roma, "Un pino per Castelfusano": Ostia si mobilita per la pineta bruciata

La riforestazione del dopo 2000 bruciata nel recente incendio
di Alessia Marani
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Venerdì 21 Luglio 2017, 13:07
Più di ventunomila adesioni in 24 ore, 1800 erano già iscritti dopo soli 120 minuti dalla nascita del gruppo su Facebook. I lidensi (e non solo) si stanno mobilitando per vedere rinascere la loro pineta, ma anche per chiedere a gran voce maggiori controlli (e rispetto) da parte delle istituzioni nei confronti del loro martoriato parco naturale, il più grande di Roma. Un pino per Castelfusano è il nome del gruppo Fb spuntato nella rete giovedì sera. E subito è esplosa la corsa a iscriversi perché sul litorale tutti vogliono dare una mano. L'obiettivo è che ognuno possa contribuire alla riforestazione del parco: «Questo gruppo - si legge - è nato per ridare una nuova vita alla nostra amatissima pineta di Castelfusano, l'idea è che chiunque può avere un pino personalizzato dando un contributo per l'acquisto... (come accaduto per la via di San Francesco ad Assisi... e per lo Juventus stadium.) ovviamente stiamo richiedendo autorizzazioni e fattibilità... ben vengano proposte ed aiuti!». C'è già chi fa una stima, «20 euro a pianta», e chi propone di portare «rastrelli e terriccio».

INFERNETTO IN PRIMA LINEA
Marina Imola, interior designer e titolare di un negozio di arredamento in via Wolf Ferrari, all'Infernetto, è l'amministratore del gruppo: «Non mi piacciono le chiacchiere da bar, sono concreta - spiega - e bisogna mettersi in moto subito, ho già preso contatti con alcune associazioni ambientaliste e la settimana prossima andrò in Campidoglio. Il Comune dovrà dirci come possiamo agire in prima persona». Ma ci sono anche i genitori dell'Asilo nel bosco, il primo sperimentale di Roma, i cui maestri portano i bambini a giocare nella pineta durante tutto l'anno. «Mia figlia si è messa a piangere quando ha capito che la sua pineta, le piante e gli animaletti che aveva visto, stavano bruciando - racconta Veleria Berini, di Ostia Antica - non possiamo rimanere inermi mentre piromani o delinquenti distruggono il nostro territorio. Chi doveva proteggere il parco, custodirlo con cura e amore, specie dopo l'esperienza drammatica del 2000 si è mostrato incapace. Non bisogna più permetterlo, dobbiamo mobilitarci». Per domenica mattina, intanto, l'associazione femminile Punto D ha organizzato un flash mob sul Pontile.
L'altra sera numerosi abitanti dell'Infernetto si sono dati appuntamento in via Salorno per decidere il da farsi. In programma c'è una manifestazione per invocare maggiore attenzione per il quartiere e per il parco. La comunità cresciuta esponenzialmente negli anni, è molto coesa. Chi sceglie di vivere qui è proprio per la bellezza del territorio e lo stile di vita country che dà l'illusione di essere ben lontani da traffico, caos e smog. «Per noi infernettiani doc - dice Francesca P. - vedere la pineta bruciare è come assistere al rogo della nostra casa. Oltre al disastro ambientale, bisogna pensare alla minaccia del fuoco, al pericolo che costituisce».

LE CASE DEI POMPIERI A RISCHIO INCENDIO
A rischiare, prime tra tutte, sono anche le case dei pompieri. Perché in via della Cacciuta, proprio nella parte sud, quella direttamente confinante con la pineta, qualche anno fa il Ministero delle Infrastrutture ha dato il via libera alla costruzione di un complesso targato 115. Invece di sistemare però un bell'avamposto con uomini e mezzi, sono state innalzate abitazioni civili per i vigili del fuoco. Pure loro costretti a fare i conti con allagamenti, quando piove, e incendi, quando è caldo.
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