Guidonia, la mamma di Ambra e quel sogno premonitore: «Non la trovavo più e piangevo»

Guidonia, la mamma di Ambra e quel sogno premonitore: «Non la trovavo più e piangevo»
di Alessia Marani
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Lunedì 6 Febbraio 2017, 08:52

ROMA Mamma Elsa oggi festeggerà il suo quarantesimo compleanno senza più la sua dolce Ambra, l'unica figlia. La notte dell'incidente ha avuto un brutto presentimento, un sogno premonitore. Quando il marito, Seit, l'ha chiamata al telefono per dirle che Ambra non c'era più, lei già piangeva nel sonno. «Stavo piangendo perché sognavo che Ambra e Jessica si erano improvvisamente allontanate da me, che erano sparite. Ambra correva verso un'autostrada e io mi disperavo perché non la vedevo più e tutte quelle macchine erano pericolose».

IL POLIZIOTTO
Elsa si appoggia, quasi lasciandosi andare, a una parete della caserma della Stradale di Tivoli. Cerca la forza per restare ancora in piedi. Anche i poliziotti li aveva visti in sogno. «Ambra e Jessica erano indivisibili - racconta - e io ho sognato che prendevo la macchina per accompagnare mia figlia dall'estetista, a Roma. Che passavamo a prendere anche Jessica. Una volta arrivate, scendiamo e facciamo per entrare in un posto. Ma davanti si è parato un poliziotto, con la divisa. Signora qua non è l'estetista, è per altre cose, non può passare. In quel momento Jessica spariva alla mia vista e pure Ambra si allontanava verso quella strada piena di macchine. Non le trovavo più, non riuscivo a raggiungerle e allora sono scoppiata in lacrime per l'angoscia». Brividi. L'incubo peggiore, però, è la realtà.

LA REALTÀ
Dopo le quattro del mattino, Seit, il marito, chiama Elsa al telefono: «Ambra non c'è più, non c'è più. Corri, vieni qua che è vicino». La donna esce subito di casa - il loro è un alloggio all'interno della tipografia in cui lavorano nella zona industriale dell'Albuccione, a Guidonia - si inoltra a piedi per la campagna, nel buio, poche centinaia di metri e raggiunge il km 18,800 della via Tiburtina. Vede la sua Ambra per terra, i vigili del fuoco l'hanno appena estratta dalle lamiere. La maglietta rossa e il suo volto bellissimo pieno di sangue. Sembra che Ambra quel viso l'abbia strappato alla mamma: gli occhi sottili chiari, il nasino perfetto, le labbra come disegnate, i capelli bruni. «Ambra era lì davanti a me, il mio tutto, la mia vita. La accarezzavo e la riempivo di baci. Ora ho perso tutto, non ho più niente. Stavamo sempre insieme - ricorda - la tenevo nella carrozzina vicino a me quando era piccina e andavo a fare le pulizie, non la lasciavo un attimo. Adesso stava diventando una donna, aveva cominciato a uscire con gli amici. Era seria. Non voleva un fidanzatino, lei mi diceva che quando sarebbe arrivato, sarebbe stato per sempre».
Il sabato pomeriggio mamma e figlia l'avevano trascorso a parlare della festa dei 18 anni. «Li avrebbe compiuti l'8 maggio, stava cercando un locale per una super-festa e voleva un abito lungo, era bellissima», dice Elsa. E poi oggi sarebbero state in famiglia, Elsa avrebbe spento le candeline dei suoi 40 anni. «Le avevo chiesto che torta le sarebbe piaciuta ed eravamo d'accordo che ne avrei preparata una alla frutta, la sua preferita».

IL DESTINO
Elsa e Seit sarebbero voluti ritornare in Albania un giorno, ma ad Ambra quell'idea non piaceva. «Si sentiva italiana». La fortuna non ha sorriso a Elsa. «Il destino si è già portato via la mia mamma quando avevo solo 14 anni. Poi mio fratello più piccolo a 12 si è ammalato ai reni, quand'è morto ero incinta e avevo minacce d'aborto, così non sono potuta andare nemmeno al suo funerale, in Grecia. Ambra era tutto, non abbiamo altri figli. Qui in Italia ho dei parenti che sono a Milano, però, ci hanno chiamati subito. Qui a Guidonia la nostra famiglia era quella di Jessica, ci siamo conosciuti qua, ci siamo sempre aiutati l'uno con gli altri. Non so se stavolta ce la faremo».