Roma, la guerra tra i vertici di Medicina legale blocca le inchieste

Roma, la guerra tra i vertici di Medicina legale blocca le inchieste
di Cristiana Mangani
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Venerdì 10 Giugno 2016, 00:00 - Ultimo aggiornamento: 11 Giugno, 20:49
Una guerra tra “baroni” della Medicina legale sta paralizzando l’attività giudiziaria della procura della Capitale, ostacolando le inchieste, facendo scadere i termini di consegna delle perizie, mettendo a repentaglio le indagini. È una storia che ha dell’incredibile e sta mettendo a dura prova i nervi dei magistrati di piazzale Clodio, a cominciare dal procuratore Giuseppe Pignatone, che sta cercando di trovare una soluzione in tempi rapidi per evitare il collasso.

I CONTRASTI 
La gravità della questione è venuta fuori un po’ di giorni fa durante l’incidente probatorio per il delitto di Luca Varani, il giovane assassinato da Manuel Foffo e Marco Prato. Uno dei periti nominati dal gip Riccardo Amoroso si presenta in aula e spiega che non potrà rispondere agli ultimi quesiti formulati nell’ambito dell’autopsia, quelli tossicologici, perché non gli viene permesso di accedere ai locali e agli strumenti di Medicina Legale. I sessanta giorni stabiliti dalla legge sono passati, Foffo e Prato sono in carcere ormai da tre mesi, ma senza il completamento degli esami, la partita non potrà dirsi chiusa, con il rischio di fare saltare tutto, compresa la volontà del pubblico ministero di chiedere il giudizio immediato nei loro confronti. Richiesta che può essere avanzata soltanto entro i sei mesi dall’arresto. Insomma, un bel guaio.

I legali dei due indagati, l’avvocato Michele Andreano e l’avvocato Pasquale Bartolo non credono alle loro orecchie. Il difensore di Manuel suggerisce altri esperti che si trovano a Modena. Ma la situazione è veramente complicata ed è precipitata da quando alla direzione delle due unità di Medicina legale sono cambiati i vertici: il professor Vittorio Fineschi, titolare di cattedra dell’Istituto di Medicina legale, e il professor Natale Mario Di Luca, responsabile dell’Unità operativa complessa di Medicina legale del policlinico Umberto I. Due strutture indipendenti ma da sempre in stretta collaborazione tra di loro.

Ora, però, si fanno la guerra e hanno cominciato a litigare già durante gli accertamenti per il caso di Giulio Regeni. E questo rappresenta un vero problema perché, per fare alcuni esempi: Medicina legale ha le celle frigorifere, ma usa il personale del policlinico, che a sua volta prende le bare da Medicina Legale. Uno scambio continuo e necessario che, invece, è venuto a mancare. Tanto che il 7 giugno scorso sono addirittura arrivati alle mani ed è stato necessario chiamare i carabinieri per calmare gli animi. Così le inchieste che aspettano i risultati tecnici da La Sapienza e dall’Umberto I sono tutte ferme.

Della questione sono stati investiti il presidente del Tribunale, oltre al procuratore, ed è facile che i due professori vengano obbligati dal giudice a riprendere la collaborazione. Ma nel frattempo, i contrasti pesano sull’inchiesta per la morte di Luca Varani, rischiando di comprometterne gli esiti. Nelle intenzioni del titolare del fascicolo, infatti, c’è quella di accelerare i tempi con il giudizio immediato, il processo che si fa direttamente davanti al gup, allo stato degli atti. Invece, difficilmente da qui a tre mesi le indagini potranno dirsi chiuse.

IL TRASFERIMENTO 
Nel frattempo, Manuel Foffo e Marco Prato sono stati separati. Il primo è stato trasferito a Rebibbia, il secondo è rimasto nel reparto speciale di Regina Coeli, controllato a vista. In questo periodo la loro condotta non è cambiata. Foffo ha continuato a raccontare di quella giornata di follia, è molto provato, soprattutto perché sembra aver preso coscienza fino in fondo di quanto commesso. Prato non ha più aggiunto dettagli, mentre gli esperti informatici stanno analizzando il suo pc e i suoi telefoni cellulari alla ricerca di video e immagini che “raccontino” le atrocità commesse su Varani.

Subito dopo la consegna delle analisi informatiche e tecniche, tra il 20 e il 25 giugno, si svolgerà il primo sopralluogo di procura ed esperti sulla scena del crimine. Quella casa al Collatino dove, nel pomeriggio del 4 marzo, due giovani di buona famiglia, hanno ucciso un loro coetaneo tra mille sevizie e torture. Con l’unico obiettivo di vedere l’effetto che faceva.

 
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