La beffa della Domus Aurea, il vero affare è per i privati

La beffa della Domus Aurea, il vero affare è per i privati
di Laura Larcan
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Giovedì 13 Novembre 2014, 06:02 - Ultimo aggiornamento: 14 Novembre, 08:04

«Con le donazioni tutti possono partecipare, anche solo con 5 euro». La frase campeggia sul sito web dell'operazione “progetto Domus Aurea-donazioni on line” lanciata il 30 ottobre. A tenerla a battesimo, il ministro per i beni culturali Dario Franceschini con la riapertura del cantiere di restauro della Casa di Nerone. E sempre il sito web comunica (dati di ieri sera), che sono stati raggiunti 495 euro grazie a 21 donatori. Una cifra spontanea di assoluto rispetto, che però invita ad un confronto con quanto si sta incassando dalla vendita dei biglietti ogni fine settimana. Già perché, su un incasso da circa 10mila euro a weekend (stimato su 36 turni di visite, da 25 persone ciascuno paganti 12 euro), solo un terzo finisce nelle casse statali della Soprintendenza ai beni archeologici, mentre la parte più sostanziosa degli introiti vola nel montepremi dei due concessionari privati della Soprintendenza di Roma, Electa Mondadori e CoopCulture, che gestiscono biglietteria, bookshop, didattica.

Come avverte la Soprintendente Mariarosaria Barbera si tratta di una royalty del 30,2 per cento per il servizio e il 50 per cento dei diritti di prenotazione.

Conti alla mano, se il Collegio Romano lancia appelli ai privati - e in 14 giorni sono stati raccolti 495 euro, dei 10mila euro che i privati hanno “donato” in due giorni per vedere la Domus Aurea, solo poco più di 3mila finiranno nella Casa di Nerone. Le visite guidate in italiano hanno registrato pure il tutto esaurito fino al 28 dicembre. E c'è da scommettere sul sold out fino all'8 marzo.

CONCESSIONI SCADUTE

Il caso della Domus Aurea è solo la punta dell'iceberg del sistema di condizioni previste dal contratto che lega la Soprintendenza ai concessionari privati, attraverso un affidamento che risale al 2001, e in proroga dal 2009. Non a caso i servizi aggiuntivi al Colosseo fruttano ben 9 milioni di euro, di cui solo il 13 per cento va allo Stato. La parte più cospicua vola ai privati. Dal canto suo, Franceschini ha demandato le nuove gare d'appalto per i musei alla Consip, la società del ministero per l'Economia. E dal Collegio Romano precisano che la proceduta è in stato avanzato, e non riguarderà in modo uniforme i servizi di tutti i musei. Soprattutto non riguarderà le venti istituzioni culturali considerate “top” dalla riforma che avranno una gestione autonoma. Sarà infatti il nuovo dirigente manager che si occuperà di fare le gare e appaltarle. La Soprintendenza di Roma e il Colosseo rientrano in questo caso. Tempi? Bisogna attendere il super manager.