Roma, la cricca delle strisce blu, Atac denuncia 7 addetti: «Maxi-truffa sui pedaggi»

Roma, la cricca delle strisce blu, Atac denuncia 7 addetti: «Maxi-truffa sui pedaggi»
di Lorenzo De Cicco
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Lunedì 6 Agosto 2018, 09:04 - Ultimo aggiornamento: 8 Agosto, 15:04

IL CASO
Associazione a delinquere, furto, truffa, frode informatica, appropriazione indebita. L'esposto di Atac è arrivato in Procura pochi giorni fa con una lunga lista di accuse. La partecipata dei trasporti più grande d'Italia ha denunciato sette dipendenti, col sospetto che «in concorso fra loro» abbiano «distratto a proprio esclusivo beneficio somme che invece erano di competenza» della società comunale, quindi in definitiva dei romani. Quanto? Il danno economico, si legge nelle carte consegnate ai pm, è «ingente», diverse migliaia di euro, anche se starà agli inquirenti capire esattamente l'ammontare del raggiro. Di sicuro, secondo gli investigatori aziendali, questo «comportamento fraudolento» ha creato «ingenti danni economici che si ripercuotono, in virtù del servizio pubblico espletato, sulla intera collettività». Così c'è scritto nell'esposto ora al vaglio dei pubblici ministeri.



LA ZONA
La frode delle strisce blu sarebbe avvenuta nel grande parcheggio di piazzale dei Partigiani, a due passi dalla Piramide di Caio Cestio e dalle stazioni della metro B di Ostiense e dal capolinea della Roma-Lido. Un nodo di scambio di fondamentale importanza per la mobilità romana, quasi 450 posti distribuiti tra lo spiazzo esterno e il garage sotterraneo. Il parcheggio, gestito dall'Atac, è aperto dalle 6 di mattina alle 23, per lasciare l'auto oltre la sbarra tocca pagare un pedaggio di 77 centesimi l'ora. Chi viene pizzicato senza ticket, deve sborsare 5 euro. Sono soldi che, in teoria, dovrebbero entrare nelle casse del colosso dei trasporti romani, una società che non può permettersi di perdere neanche un centesimo, considerato che è alle perse con un debito miliardario e ha appena ottenuto il via libera dei giudici fallimentari al concordato.

DETECTIVE IN INCOGNITO
Proprio durante i controlli sui proventi della sosta - una delle tante voci tenute sotto monitoraggio in questi mesi per elaborare il piano di risanamento - nel quartier generale di via Prenestina si sono accorti che gli incassi nel grande parcheggio dell'Ostiense erano sensibilmente peggiorati rispetto agli anni passati. A quel punto i dirigenti che si occupano della sosta hanno iniziato a indagare. Da lì sarebbe venuto fuori, secondo l'esposto, «il comportamento fraudolento» di sette dipendenti, messo in atto almeno a partire da marzo. Gli addetti del parcheggio, c'è scritto nell'esposto, «arbitrariamente e senza alcuna autorizzazione» prima avrebbero intascato «in contanti» il pedaggio da parte «degli ignari clienti» e poi avrebbero «forzato il sistema operativo per consentire l'apertura manuale della sbarra di uscita». Grazie al lavoro del Nucleo Ispettivo dell'Atac, menzionato nelle carte spedite in Procura, sarebbero stati accertati diversi «tentativi di cancellazione delle operazioni anomale». Strani maneggi effettuati sul computer collegato al sistema dove vengono annotate in sequenza tutte le operazioni realizzate, dai pagamenti all'entrata e uscita dei veicoli, dalle alzate di sbarra al rinnovo degli abbonamenti. Tante procedure di pagamento risultavano inspiegabilmente «interrotte».

Quello che forse i dipendenti denunciati non sapevano è che in realtà la cancellazione delle operazioni dal display del parcheggio non comporta l'eliminazione delle informazioni dal software centrale, che può essere controllato dai vertici dell'azienda. E infatti partendo da qui si è potuta ricostruire la sequenza delle operazioni anomale e iniziare a quantificare gli ammanchi di cassa delle ultime settimane. L'Atac, da quanto risulta nell'esposto, avrebbe anche inviato nel parcheggio alcuni ispettori in incognito, che fingendosi clienti avrebbero avuto prova in modo «inequivocabile» del comportamento scorretto dei dipendenti accusati. Ora l'azienda potrebbe costituirsi parte civile.

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