Capitale senza risposte/ La mancata reazione all’obbrobrio

di Ernesto Menicucci
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Giovedì 16 Novembre 2017, 00:07
È questa Roma? Purtroppo sì. Roma non è “solo” questa, ma Roma è “anche” questa. Una città nella quale si può morire in un sottopasso trasformato in un tugurio. 
Una città dove ormai sono davvero troppe le zone di abbandono e di degrado, in pieno Centro come in periferia. Posti per sbandati, gente senza fissa dimora, persone finite ai margini della società e forse anche della vita, la stessa vita persa da Maria Norma Moreira Da Silva, brutalmente uccisa a due passi da Porta Pia, quella della breccia e dell’Unità d’Italia. Ecco, forse oggi la nuova breccia, il muro da abbattere o da scavalcare è proprio quello del degrado, dell’abbandono, del senso di vuoto nel quale sembra precipitare – giorno dopo giorno, anno dopo anno, da qualche anno a questa parte – la Capitale del Paese, sempre più ridotta in alcune sue zone ad una sorta di banlieue metropolitana.

Un abbandono, occorre dirlo, acuito anche dall’immobilismo del Campidoglio. Immobilismo amministrativo, ma per certi versi quasi di empatia con il resto della città.
La notizia più incredibile di ieri, infatti, è che neanche dopo una tragedia come quella dell’uccisione della donna brasiliana sia successo nulla. Nessun vigile, nessuna squadra dell’Ama, è andata a ripulire quei sottopassi, diventati da anni dei dormitori ai limiti (se non peggio) della legalità. In certi casi si dice: «Ci deve scappare il morto perché cambino le cose». Ormai siamo oltre questo. Neppure quando avviene un delitto, o un fatto di violenza sessuale, si muove qualcosa. È stato così per lo stupro ai danni della clochard tedesca a villa Borghese, avvenuto a settembre, è così anche adesso, con l’ennesimo caso di violenza contro le donne, sfociato questa volta nell’omicidio. Eppure, tanto più che a Palazzo Senatorio c’è da giugno 2016 Virginia Raggi, primo sindaco donna della Capitale, almeno verso questo tipo di reati era lecito aspettarsi un maggiore interventismo. 

Sgomberare e bonificare quei sottopassi di Corso d’Italia, o ripulire e riqualificare gli angoli più dimenticati e pericolosi di villa Borghese (di notte, specie d’inverno, c’è da avere paura), era il minimo che ci si poteva e doveva aspettare. Una mossa, se vogliamo, anche mediatica, ma perché di comunicazione si vive oggi e M5S lo sa perfettamente. Agire con tempismo sarebbe stato un bel segnale per far capire che, almeno di fronte a certe tragedie, Roma c’è, si muove. E non solo la città in cui si muore, tra l’indifferenza, in un tugurio.
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