La mappa. Fino a ieri a mezzanotte, il contratto di vigilanza ha servito otto aree nevralgiche, coprendo una popolazione nomade di circa 4.000 persone. Il servizio era così suddiviso: controllo h24 a Castel Romano, Salone, Candoni, Gordiani, River, Barbuta. E passaggi costanti nei campi di Cesarina e Lombroso. La presenza dei dipendenti della società capitolina Risorse per Roma in aree con forti disagi sociali hanno avuto «un ruolo di deterrente nei confronti della criminalità».
Le cifre. Qualche numero: dal gennaio 2013 a quello del 2014, in un anno, sono partiti da questi otto campi 3198 segnalazioni alla Prefettura, di cui un migliaio per motivi di sicurezza. E nei primi sei mesi di quest’anno quasi 1200. Da oggi si cambia musica. Tanto che Fabrizio Ghera, di FdI, ha chiesto ieri in consiglio comunale: «Chi garantirà la sicurezza degli accessi nei campi, chi impedirà situazioni di reale pericolo?».
«Il sindaco mette la testa sotto la sabbia - aggiunge Belviso -: la città perde un occhio importante per la sicurezza dei nomadi e dei romani. In tre anni questo progetto ha rappresentato un presidio di legalità e allo stesso tempo di integrazione: così invece cambia tutto». Mentre l’opposizione annuncia di voler lavorare a un nuovo regolamento dei campi nomadi, da oggi si pone il problema per la scomparsa di un servizio ritenuto strategico anche dalla Prefettura.
I costi. Fino a ieri la commessa tra Risorse per Roma e il Comune era di 235 mila euro al mese, Iva inclusa, per garantire il monitoraggio negli otto centri, grazie all’impiego di 78 dipendenti della società capitolina.
«E ora - continua Belviso - si pone anche un problema legato all’occupazione di questi vigilantes che rischiano di finire subito in mobilità». Ma cosa succede di specifico da oggi? Le telecamere che controllavano ingressi e uscite nei villaggi smettono di funzionare; le segnalazioni istantanee verso le forze dell’ordine in caso di situazioni pericolose cessano di esistere.
Dal dipartimento delle Politiche sociali però già nelle settimane scorse era partito l’allarme: non ci sono più risorse per garantire la continuità del servizio. Colpa dei tagli di bilancio. «Che ora - conclude Belviso - rischiano di pagare i nomadi per bene, e sono tanti, che vivono in queste aree, per non parlare dei romani, ancora più soli in questa fase di emergenza sicurezza che sta vivendo Roma».
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