Roma, liceo Visconti occupato a metà: i prof "resistono" in aula

«Sono una minoranza, abbiamo deciso di restare per dialogare con tutti gli altri»

Roma, liceo Visconti occupato a metà: i prof "resistono" in aula
di Raffaella Troili
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Martedì 22 Novembre 2022, 00:19 - Ultimo aggiornamento: 06:59

Con un blitz nella notte di domenica un gruppo di studenti del liceo classico Visconti ha occupato la sede storica di piazza del Collegio romano. E ieri all’alba studenti e docenti si sono trovati un cordone che impediva l’accesso. Ossia, i ragazzi favorevoli alla protesta sono entrati, i contrari hanno trovato “rifugio” in un’aula da cui si accede dalla chiesa attigua di Sant’Ignazio di Loyola: di fatto, una quarantina di docenti si è intrufolata nell’aula e si è messa a disposizione dei contrari per svolgere dibattiti, lezioni alternative, produrre un contro documento.

Una occupazione dunque sofferta, con una spaccatura in atto, la denuncia d’ufficio della preside alla Questura.

Da una parte quanti elencano le ragioni della protesta, dall’edilizia scolastica alle misure del Governo, dall’altra quanti non avevano intenzione di partecipare né perdere lezioni. Spiega una docente: «Un gruppo minoritario di studenti si è impossessato della scuola, inutili le trattative con la preside che ha comunicato sul sito che il Visconti è occupato fino a giovedì mattina, quando scatterà la sanificazione. Visto che il liceo era occupato, siamo andati nell’aula che dal covid ci è stata messa a disposizione dalla chiesa, c’erano un 50ina di ragazzi, speriamo domani siano di più. Qui prof e studenti contrari, in assemblea semi permanente, porteranno avanti temi alternativi, dalla dispersione scolastica all’educazione civica e la consapevolezza politica. Ma noi non siamo occupanti, vogliamo stare con i contrari, anzi, discutere con loro».

La docente si rammarica del fatto che con gli occupanti hanno provato a discutere «proponendo alternative all’occupazione, peccato perché ci sono scadenze importanti. Poi veniamo da due anni di pandemia, ci eravamo a fatica rimessi al passo, questo colpo di testa rischia di vanificare tutto». Paolo, studente contrario rimarca che «l’occupazione è stata votata dal collettivo Visconti unito e con la collaborazione di Osa, la comunità scolastica non era d’accordo, dovevamo prima eleggere il 28 i rappresentanti di istituto, sono entrati i più piccoli che non sanno le ragioni della protesta. Basta dirlo: vogliamo occupare per fare casino. I docenti rimarranno con noi durante l’orario scolastico per provare a instaurare un dialogo, anche perché se pure 200 sono ad occupare gli altri 600 sono a spasso». E Sara: «Io e molti della mia classe eravamo contrari ma mica potevamo fermarli, di fatto una minoranza seppur cresciuta si è imposta sulla volontà altrui, non tutti condividiamo le ragioni politiche della protesta, per i quartini è spesso solo un’esperienza. L’azione dei docenti mi ha colpita positivamente. Come dire: noi siamo qui in assemblea permanente ma pronti a un dialogo. Scriveremo un documento rivendicativo alternativo che però condanna l’occupazione».

LE RIVENDICAZIONI
I ragazzi che presidiano la scuola non sembrano preoccupati, portano avanti le istanze di protesta, anche se qualche docente sconsolato parla di «ping pong, pallavolo e non politica». Spiegano: «Abbiamo appena cominciato, oltre ai corsi interni, in programma una serie di incontri. Domattina verrà uno psicologo, il pomeriggio il professore di Giurisprudenza Raffaele Bifulco, per parlare di Costituzione e Ucraina. Poi il giornalista Federico Zatti, Donato Fanelli. Forse domani i ragazzi del Cinema America. Il collettivo ha votato a maggioranza l’occupazione, oggi c’erano circa 200 ragazzi. Con la preside siamo arrivati a un compromesso, giovedì sgomberiamo, per non perdere viaggi d’istruzione e campi scuola. Ci siamo presi la responsabilità di non danneggiare gli ambienti scolastici. E i non occupanti ci hanno invitato a discutere, a un dialogo pacifico. La nostra protesta parte dell’edilizia scolastica, l’edificio è vincolato dalla Soprintendenza e non si fanno lavori importanti, a cominciare da una pedana che permetta a un ragazzo disabile di salire in classe».

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