Roma, rispunta l’aumento dell'Irpef per il 2014: trattativa tra Marino e il governo

Roma, rispunta l’aumento dell'Irpef per il 2014: trattativa tra Marino e il governo
di Mauro Evangelisti
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Lunedì 23 Dicembre 2013, 07:49 - Ultimo aggiornamento: 10:41

Roma verso l’aumento dell’Irpef. Ma non c’era stato scampato pericolo? No, il ragionamento è parecchio complesso ma è lì che si andrà a parare. Partiamo da un dato: il decreto Salva Roma non si tocca. Il governo ha posto la fiducia e il testo che passerà alla Camera per poi tornare al Senato fotograferà quello licenziato in commissione. In base a quel decreto, Roma non avrà l’opportunità di ritoccare al rialzo l’addizionale dell’Irpef. Dunque, svanisce l’idea di intervenire sulle imposte per fare tornare i conti nel 2014? No. Anzi, ciò che è uscito dalla porta (un emendamento) e stava per rientrare dalla finestra, quasi certamente tornerà da una entrata secondaria. Due le ipotesi: la prima è che il governo scriva un nuovo decreto che dia questa possibilità a Roma, ma dal punto di vista formale, dopo che il Salva Roma lo ha escluso, sembra un sentiero scivoloso. Più probabile un differente cammino: il governo attende il piano di rientro dal maxi disavanzo del Comune di Roma e sulla base di quello prende atto che l’aumento dell’Irpef è necessario. E lo concede.

Le tappe Questo però farà slittare i tempi del bilancio di previsione 2014, visto che serviranno 60 giorni per la preparazione del piano di rientro.

Andiamo per ordine. Nel testo iniziale del decreto Salva Roma era prevista la possibilità di aumentare da 0,9 all’1,2 per cento l’addizionale Irpef comunale. Bene, in commissione Bilancio, su iniziativa della senatrice Linda Lanzillotta (Scelta Civica), è stato bloccato il provvedimento di innalzamento dell’aliquota. Per Roma è emerso un problema, perché comunque si contava anche su questo per scalare la montagna dello squilibrio di oltre un miliardo del bilancio di previsione 2014. Da giorni, in modo discreto, Marino ha iniziato un confronto con il governo, in particolare con il ministro dei Rapporti con il Parlamento, Dario Franceschini, con il quale si è sentito in più occasioni. Anche ieri il sindaco è rimasto a lungo nel suo ufficio per monitorare la situazione. Gli sono state date rassicurazioni, ma in serata si è capito che modifiche al decreto non sarebbero state possibili: di fronte all’ostruzionismo minacciato dalla Lega che contesta il decreto Salva Roma si è scelto di chiedere la fiducia senza toccare il testo. Resta la parte che ha consentito di girare parte del buco sulla gestione commissariale del debito precedente al 2008, restano interventi sulle municipalizzate (con il diritto di veto dei sindacati sui licenziamenti), escluse la privatizzazione per Ama e Atac. Ma non torna, da questa finestra, l’aumento dell’Irpef. Tutto finito? No.

Il futuro C’è uno strumento indicato nel Salva Roma (su iniziativa della Lanzillotta) sottovalutato. Roma ha 60 giorni per presentare al governo un’analisi strutturale dello squilibrio di bilancio e proporre un piano triennale di rientro. Osserva l’onorevole Marco Causi, Pd, che fa parte della commissione Finanze: «Si tratta di uno strumento importante, perché consente al Comune di Roma di affrontare in modo strutturale il problema dello squilibrio di bilancio, decidendo con il Governo un percorso su base triennale». Quando Marino e l’assessore al Bilancio, Daniela Morgante, avranno presentato questo piano allora il governo riceverà l’assist per riproporre l’innalzamento dell’Irpef. Ovvio che in una partita tanto delicata Marino debba rendere più solidi i rapporti con il Pd, soprattutto con la componente renziana. «Ma un’operazione anche politica può essere gestita dall’assessore Morgante, molto preparata, ma magistrato della Corte dei conti, dunque poco flessibile?» chiede malignamente qualcuno del Pd. I tempi del bilancio di previsione 2014 slittano. I più ottimisti parlano di fine gennaio, i realisti di febbraio-marzo. Normalmente hanno ragione i realisti.

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