L'esclusione di Fassina, Giachetti: «Da sempre dialogo con la sinistra sono più vicini a me che ai grillini»

L'esclusione di Fassina, Giachetti: «Da sempre dialogo con la sinistra sono più vicini a me che ai grillini»
di Simone Canettieri
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Lunedì 9 Maggio 2016, 11:31 - Ultimo aggiornamento: 17:36
Roberto Giachetti, la sinistra rischia di rimanere fuori dalle elezioni e i voti di Fassina potrebbero andare anche lei e quindi al Pd. Lo ammetta: sta gongolando?
«Non è così. A me dispiace politicamente e umanamente per Fassina e per gli elettori di Sinistra italiana».

Questo colpo di scena, però, potrebbe spingerla al ballottaggio. Lo sa, vero?
«Intanto, bisogna vedere l'esito del ricorso e comunque per me non cambia nulla. Da quando ho iniziato le primarie, e durante tutta la campagna elettorale, non ho mai smesso di avere un dialogo aperto con Sinistra italiana nonostante gli attriti».

Parte dell'eredità di Fassina però potrebbe finire anche al M5S e quindi alla Raggi. Questa eventualità la preoccupa?
«Sono convinto che, al di là dei sondaggi, il popolo romano di centrosinistra avrà comunque un candidato: sto parlando di me».

Ma lei è un renziano. E la linea di Si è chiara: mai con questo Pd.
«Dal '93 al 2013 c'è stato sempre il centrosinistra a Roma. Siamo stati sempre uniti. L'anomalia è scoppiata proprio questa volta, con la decisione di rompere l'alleanza per via di motivazioni che, a mio avviso, forse con Roma hanno poco da spartire».

Bene, ma come pensa di sedurre la sinistra movimentista e di protesta che fino all'altro giorno gridava «mai con Giachetti detto Renzetti»?
«Spero che adesso sia l'occasione per guardare i miei programmi, per parlare di merito. Con Fassina ci siamo confrontati sugli asili nido: la sua posizione era più vicina alla mia che a quella della Raggi. Per non parlare dello studio di Prodemos sul debito: risposte concrete per i servizi sociali. Poi nel mio programma ci sono le periferie, l'urbanistica intesa come rigenerazione, la manutenzione urbana. Insomma devo continuare?».

No, ma possono bastare per motivare un elettorato così ideologico?
«Continuo a ripeterlo da settimane: qui si parla di Roma. E, a dirla tutta, con alcuni rappresentati di Sel, soprattutto con quelli romani, abbiamo provato fino alla fine a portare avanti un dialogo. Le distanze che si sono create erano sulla politica nazionale. Polemiche fittizie, a mio modesto avviso».

Come cambierà in questo mese la sua strategia elettorale? Si farà chiamare «compagno Bobo»?
«Scherzi a parte, per me non c'è nessun cambiamento da fare, rispetto nei confronti della sinistra c'è sempre stato e ci sarà ancora».

Il 21 maggio presenterà la sua futura giunta: cambierà alla luce di questo colpo di teatro?
«No, ho scelto di nominare prima la mia squadra proprio perché non deve essere oggetto di trattative con le correnti del Pd e con gli alleati. Figuriamoci se adesso ci saranno questi tipi di ragionamenti».

Di sicuro però indicare assessori vicini a certi mondi di sinistra potrebbe motivare l'elettorato fassinian-vendoliano.
«E' ovvio che la giunta che presenterò sarà molto riconoscibile per gli elettori di centrosinistra, una giunta innovativa nei nomi ma vicina alle istanze storiche della città».

Quindi è sicuro sicuro: nessun assessore in quota Sel nella futura squadra Giachetti?
«Lo ripeto. Non sarebbe rispettoso e serio, questo non vuol dire però che non si debba tenere un rapporto con Sel».

Scusi e in quale modo?
«Cercheremo i margini per un dialogo. Il «come» è troppo presto per dirlo: la vicenda è scoppiata da poche ore e, tra le altre cose, non si sa nemmeno come finirà».

Ha sentito Fassina al telefono?
«Non ancora, ma lo farò il prima possibile».

Lo ammetta: questa notizia può cambiare l'esito della sua corsa almeno al primo turno.
«Per me non cambia nulla nella campagna elettorale».

Fassina disse che al ballottaggio tra lei e Raggi avrebbe potuto votare il M5S. Ricorda?
«Sono venti anni che con la sinistra governiamo Comune e Regione. E poi vorrei che si parlasse dei problemi di Roma».