Nei giorni seguenti vennero svolti diversi sopralluoghi al fine di accertare le dinamiche dell’incendio e dargli quindi una connotazione tra quelle ipotizzabili, cercando anche di raccogliere testimonianze da parte di persone che avrebbero potuto aver notato qualcosa e quindi in grado di dare elementi utili alle attività in corso.
All’attività di indagine veniva chiamato a dare il proprio contributo il Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale Agroalimentare Forestale (Nipaf) per porre in essere un sistema investigativo noto come M.E.F. (Metodo delle Evidenze Fisiche) che, attraverso una serie di analisi degli elementi combusti, consentiva agli investigatori di risalire al punto di origine dell’incendio, costituito da un abbondante accumulo di cenere non compatibile per quantità con le altre ceneri. Verosimilmente le ceneri, probabilmente depositate in loco prima dell’incendio, hanno creato i presupposti d’inizio di una lenta combustione che con l’aiuto del vento ha prodotto l’incendio che ha poi mandato in fumo il bosco. Stante la presenza di più abitazioni nelle vicinanze del punto di origine accertato, le indagini si concentravano su tutti coloro che avrebbero potuto in qualche modo disfarsi delle ceneri provenienti da sistemi di riscaldamento a legna depositandole sul terreno, purtroppo senza accertarsi che fossero perfettamente spente e scevre dalla presenza di carboni. I Carabinieri della Specialità Forestale deferivano alla Procura della Repubblica di Rieti una persona ritenuta coinvolta nei fatti, ipotizzando il reato di incendio boschivo.
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