Coronavirus, il ritorno a Rieti
di Sara Bernardini ingegnere
a Milano: «Giorni difficili,
che emozione rivedere i miei»

Sara Bernardini
di Giulia Moroni
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Mercoledì 6 Maggio 2020, 11:13 - Ultimo aggiornamento: 11:14

RIETI - A Milano da quasi undici anni, laureata al Politecnico in Ingegneria Gestionale, Sara Bernardini, 30 anni, Pricing Specialist in Luxottica da sei, iniziata la fase2 del coronavirus è riuscita a tornare dalla sua famiglia a Rieti.

Solo ieri dopo il lockdown è potuta tornare a casa, come ha vissuto questo periodo a Milano?
«Dopo il primo caso a Codogno del 21 febbraio, l’azienda ci aveva già permesso di lavorare in smart working, era a nostra discrezione e visto l’allarmismo inziale siamo rimasti a casa anche se la settimana seguente sembrava ci fosse un dietrofront e ci rassicuravano di aver sanificato gli ambienti per poter tornare a lavoro; il 5 marzo abbiamo ricevuto la comunicazione dello smart working definitivo, nessuno sapeva quando saremmo tornati a lavoro. Attualmente sono in cassa integrazione, inizialmente avrebbe dovuto essere solo un giorno a settimana che poi repentinamente si è trasformata in totale soprattutto dopo il passaggio da epidemia a pandemia e la chiusura di tutti i negozi non solo in Italia ma anche in altri Paesi».

Prima del decreto aveva la possibilità di rientrare a casa, perché ha deciso di restare in Lombardia?
«Sono stata in dubbio se tornare oppure no, mi sono fatta un po’ di domande. Non sapevo se avevo contratto il Covid, i mezzi pubblici li avevo presi ed ero stata a contatto con la gente. Confrontandomi via chat anche con i miei amici, ho deciso di rimanere qui. Da una parte capisco i ragazzi che si sono fatti prendere dal timore; io un treno non l’avrei mai preso, sarei tornata da sola in macchina e mi sarei messa in quarantena; le persone che hanno preso i mezzi per tornare dai loro cari hanno messo a repentaglio la salute propria e degli altri.

È stato difficile rimanere a casa due mesi?
«Fortunatamente vivo in casa con un’altra ragazza. In questi giorni ho letto molti libri, mi sono iscritta ad un corso online di una personal trainer, insieme ad una collega anche per avere un po' di socialità e poi con la mia coinquilina ci siamo messe ai fornelli. Gradualmente sto ricominciando anche a lavorare, alla fine tra lettura, fitness e videochiamate ho passato questi giorni in casa».

È stata la fondatrice del gruppo di “Reatini a Milano” su Facebook, come è nata questa iniziativa? In questi giorni è stato utile?
«Sei anni fa, il gruppo è nato principalmente per i passaggi in macchina verso casa, ancora non c’erano molti feedback per i mezzi alternativi per viaggiare; in più è uno strumento valido anche per cercare le case in affitto per avere delle persone fidate per una via preferenziale, per confrontarci sulla città ed incontrarci. Ci siamo confrontati all’uscita del decreto, ho aperto un piccolo di dibattito per sapere come si stavano muovendo i miei concittadini, chi era favorevole a tornare chi a restare.

Come affronterà i prossimi giorni?
«Per ora mi fermerò qui, seguirò l’andamento dei contagi, ad essere onesta, egoisticamente mi sento più sicura qui a Rieti che non a Milano. Per fortuna sono stata bene e non ho avuto mai nessun sintomo ma conosco molte persone che pur avendo sintomi e febbre alta per oltre dieci giorni non sono stati molto seguiti, a Milano non mi sentirei protetta. È stato bellissimo tornare a casa, sono venuta in macchina, non credo mi sarei sentita di tornare con il treno; tra pochi giorni riprenderò il lavoro a pieno regime in smart working perché in azienda non abbiamo gli spazi necessari per mantenere le distanze di sicurezza».

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