RIETI - Alle 17 in punto di ieri, monsignor Domenico Pompili ha preso possesso della cattedra di San Zeno, diventando vescovo della Chiesa di Verona. «Ma il legame con Rieti non si dissolverà», ha assicurato il vescovo Domenico a conclusione della messa di insediamento, ringraziando le autorità, i religiosi e i fedeli reatini presenti a Verona. E dalle 17 di ieri, la diocesi di Rieti è diventata sede vacante. Una condizione che non può perdurare più di 8 giorni, periodo nel quale la Santa sede può nominare un amministratore apostolico. Trascorso invano questo tempo, il collegio dei consultori – unico organismo che resta in carica dopo la partenza del vescovo - dovrà eleggere un amministratore diocesano, ovvero un sacerdote della diocesi di Rieti che svolga funzioni di ordinaria amministrazione.
Le funzioni. Si tratta di una sorta di commissario ad acta che ha poteri limitati, non può introdurre modifiche né conferire incarichi o dare mansioni, ma regge la diocesi fino alla nomina di un nuovo vescovo o di un amministratore apostolico. Entrambe le ipotesi al momento restano percorribili. La Santa sede potrebbe propendere per un giovane vescovo come fu per Pompili sette anni fa o scegliere un amministratore apostolico come il vescovo Domenico fu per la diocesi di Ascoli Piceno o come fu per monsignor Gianrico Ruzza per Porto–Santa Rufina di cui poi, in fase di accorpamento con la diocesi di Civitavecchia, è divenuto vescovo.
La giornata. Sarà il trascorrere dei giorni a chiarire il futuro incerto della diocesi di Rieti, che ha ancora negli occhi e nel cuore la lunga giornata di ieri. «La presenza di questi anni di monsignor Pompili a Rieti è stata significativa non solo dal punto di vista della fede, del sostegno morale, spirituale ma anche concreto e progettuale rispetto a tante iniziative che la provincia sta mettendo in campo – commenta da Verona, il sindaco di Rieti, Daniele Sinibaldi - E’ una perdita, ma cercheremo di mantenere i rapporti il più possibile. È stata una persona importantissima.
«Oggi (ieri, ndr) è una giornata da sapore dolce e amaro – aggiunge il presidente della Provincia, Mariano Calisse – perché da un lato siamo contenti per il ruolo importante ricoperto da don Domenico, e dall’altro, perdiamo una figura fondamentale per tutta la provincia che ha saputo collaborare su temi importanti come la ricostruzione, dando una svolta reale e non solo nelle parole. La sua collaborazione è stata decisiva per la riapertura di palazzo Aluffi e per riportare in centro l’università. Ci auguriamo che chi arriverà sarà una persona di rilievo». «Indubbiamente Pompili a Rieti lascia un vuoto di visione, di progetto e di inclusione che credo avvertiremo nei prossimi giorni, quindi mi auguro ci possa essere una soluzione all’altezza», dichiara l’assessore regionale Claudio Di Berardino prima di entrare nella Cattedrale di Verona, gremita di autorità civili e religiose e tanti fedeli. Tutti pronti a sostenere don Domenico mentre muove il suo primo passo in una nuova città e si chiede davanti a una folla commossa e silente: «Cosa mi prefiggo? Una cosa semplice e alla portata di tutti: vorrei imparare a credere, come sosteneva il teologo luterano Bonhoeffer, per ritrovare il respiro della vita che è Dio».