Monsignor Becciu: «La rete dei pedofili è potente, aiutateci a combatterla»

Monsignor Becciu: «La rete dei pedofili è potente, aiutateci a combatterla»
di Franca Giansoldati
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Sabato 27 Settembre 2014, 06:18 - Ultimo aggiornamento: 28 Settembre, 10:41
Palazzo Apostolico, terza loggia, la famosa stanza dei bottoni. «Questa è davvero la lotta contro il male. Il male con la M maiuscola. Papa Francesco sta portando avanti un percorso di purificazione che nella Chiesa, a tutti i livelli, sta funzionando. I risultati sono sotto gli occhi di tutti. Le nostre strutture sono state messe in sicurezza ma la rete dei pedofili è ramificata, potente a livello internazionale, gode di appoggi, molti e altolocati». Chi parla è il Sostituto, monsignor Angelo Becciu, uno dei collaboratori più stretti di Bergoglio accanto al Segretario di Stato, Parolin, in questi giorni all'Onu a denunciare un'altra emergenza globale, la devastazione del pianeta. «La Chiesa sembra fatta di abusatori, di orchi. Non è così. Non è giusto. Dobbiamo unire le nostre forze, laici e cattolici, per combattere questo male. Senza pregiudizi. È giunta l'ora di allargare il campo visivo».



Dice questo perché la purificazione nelle strutture ecclesiali dovrebbe farsi anche altrove?

«La piaga della pedofilia è ampia e ramificata, muove business e fiumi di denaro. Gode di protezioni. E' giunto il momento di unire le forze per proteggere meglio i bambini. Non solo i nostri, ma anche quelli che vivono in Thailandia o sulle spiagge dei paesi esotici che sono mete di turismo sessuale…».



Guardi che in quelle spiagge c'era anche l'ex nunzio Wesolowski...

«Che, se non sbaglio, è stato arrestato e messo ai domiciliari. Ripeto, il nostro cammino di purificazione lo abbiamo fatto. Chi ha fatto del male è stato punito o messo in condizioni di non nuocere più. Questa è una storia che ci ha fatto piangere. Letteralmente. Abbiamo agito subito, appena arrivò sul tavolo del Papa la denuncia da parte dell'autorità ecclesiastica locale. Ricordo: eravamo appena rientrati dal viaggio in Brasile e il Santo Padre mi chiamò per darmi il dossier e far richiamare il nunzio a Roma. Nel giro di cinque giorni questi era già nel mio ufficio. Non è vero che ci siamo mossi solo dopo segnalazione di una giornalista. Adesso arriverà il processo».



A volte però non è stato così. Per il vescovo paraguayano vi siete mossi solo perché c'è stato un servizio televisivo.

«No, non corrisponde al vero. Si stava già indagando. Comunque le accuse a quel vescovo sono di non aver reagito adeguatamente. È grave, ma non ha nulla a che vedere con l'altro caso. Quella era una situazione compromessa, che necessitava di una verifica doverosa e profonda in loco. Cosa che è stata fatta. La Chiesa in Paraguay va ora pacificata».



Ci sono statistiche su quanti preti o vescovi sono stati condannati dai vostri tribunali per gli abusi?

«Nell'ultimo anno la Congregazione per la Dottrina della Fede ha trattato circa 600 casi di accuse, si deve considerare che in buona parte risalgono a decenni precedenti. In ogni caso anche un solo episodio è di troppo. Noi stiamo reagendo. Sarebbe utile che per combattere la piaga si allargasse il campo visivo, il problema è reale, diffuso nelle famiglie, ambienti educativi, sportivi. Dobbiamo chiederci se l'attenzione è adeguata. Le leggi che i Parlamenti producono sono adeguate?».



Save the Children riconosce alla Chiesa il cammino compiuto, anzi sostiene che per certi versi sia più avanti dello Stato italiano..

«Ci sono diverse organizzazioni come quella che lei ha citato, assieme ad altre, penso a Telefono Azzurro, che lavorano bene. Penso però che forse a livello culturale e normativo si debba fare di più. La lotta contro la pedofilia e lo sfruttamento dei bambini è un capitolo complesso, che richiede lo sforzo congiunto di tutte le istanze della società: il Parlamento, il servizio pubblico televisivo, la scuola, gli ambienti sportivi. E poi a livello europeo, Strasburgo, Bruxelles. Posso dire con certezza che oggi nei seminari l'attenzione è molto alta, solo persone umanamente solide e spiritualmente profonde vengono ammesse. E' così anche in altri settori solitamente a contatto con l'infanzia?».



Il Papa ha definito i clienti delle baby squillo pedofili. Ha visto cosa accade in tante zone di Roma?

«Meraviglia che lo debba dire il Papa, perché è nella definizione stessa dell'atto. E ciò mostra che c'è bisogno di una azione congiunta, di unire le forze. Tante famiglie sono in forte difficoltà. Parlo di povertà spirituale non solo materiale, perché in molti casi si tratta di adolescenti che non vengono da famiglie con disagio economico. Poi c'è tutta la sfera di sfruttamento di prostituzione minorile di persone indigenti. La questione è grave. C'è un parroco di Roma che coordina le unità di soccorso. Molti volontari, anche psicologi, la notte si muovono sulle consolari per aiutare adolescenti disperate, spesso inconsapevoli, cresciute nel corpo ma ancora bambine nel cuore. Si prostituiscono. Un dramma. E i clienti? L'indifferenza non è un buon sistema. Dio ci chiederà conto anche di questo».



Una provocazione?

«Semmai un grido di dolore, per diverse ragioni. Nel tritacarne mediatico è finita ancora una volta la Chiesa, dopo l'arresto di un vescovo che pagherà per quello che ha fatto. Ma siamo sicuri che a mettere nel tritacarne mediatico sempre e solo la Chiesa non si faccia il gioco di chi la vuole distruggere o indebolire? Unica voce ancora in grado di farsi sentire a livello globale per difendere i più deboli in Africa, in America Latina, in Asia?».



No, la prego, i complotti no...

«Non voglio parlare di complotto, ma di un pregiudizio mediatico, sì. Riflettiamo su un punto: perché ignorare che si sta diffondendo a macchia d'olio una cultura violenta e predatoria nei confronti dei bambini, una cultura che si insinua nelle pieghe della televisione, della pubblicità. Insomma, i bambini li stiamo davvero proteggendo o sono bersaglio del consumismo più bieco e osceno? Un pericoloso terreno di equivocità che non potrebbe giustificare, per esempio, in futuro leggi permissive? Penso a certe proposte che giacciono in alcuni parlamenti europei sulla depenalizzazione dei rapporti tra adulto e bambino».



Prima Wesolowski, poi il vescovo in America Latina. La Chiesa è ancora così piena di mele marce?

«La tolleranza zero contenuta nelle nuove leggi canoniche e nelle disposizioni interne messe a punto in questi ultimi dieci anni hanno portato all'espulsione di centinaia di sacerdoti e religiosi indegni. Sono stati giudicati dai nostri tribunali. Posso dire che le nostre corti sono molto più severe di altre esterne. E i vescovi ormai, quando si trovano davanti a casi di molestie, hanno dei punti di riferimento giuridici precisi per agire. E' la verità che rende liberi, dice il Vangelo».



Per proteggere l'infanzia cosa fate concretamente?

«C'è stato un cambiamento radicale. Facciamo tutto il possibile. Nei Paesi in cui il problema è emerso con maggior violenza vi sono oggi, da parte della Chiesa, programmi di prevenzione molto avanzati, sia per i minori che per gli operatori. Non siamo noi a dirlo».