Le nostalgie del Papa: «Anche io ho le mie sofferenze, mi mancano gli amici»

Le nostalgie del Papa: «Anche io ho le mie sofferenze, mi mancano gli amici»
di Franca Giansoldati
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Lunedì 20 Gennaio 2014, 18:50 - Ultimo aggiornamento: 21 Gennaio, 17:37
Non tutto oro quello che luccica, nemmeno in Vaticano, nemmeno per un Papa. Perch il peso del governo pu diventare un macigno e poi c’ la solitudine, le decisioni difficili, le delusioni immancabili, le difficolt legate a qualsiasi struttura da riformare, i grattacapi quotidiani. Non facile fare il successore di Pietro. E poi come non avvertire la lontananza dagli amici di sempre, dai luoghi di casa, in Argentina, dai familiari. Per non parlare della mancanza di libertà nei movimenti, l’impossibilità di uscire indipendentemente dalla gabbia dorata per mescolarsi tra la gente, andare in parrocchia, magari su un autobus o sulla metro, come Bergoglio faceva quando era a Buenos Aires. Fare il Papa ha un costo personale altissimo.



“Anche io ho le mie sofferenze". Dietro questa frase si cela un intero mondo facilmente individuabile. Papa Francesco ha voluto confidare ad un gruppo di 100 rifugiati incontrati nel corso della visita alla parrocchia del sacro Cuore che "anche il Papa soffre, perchè è un uomo come gli altri". Tuttavia Francesco ha dato prova del suo carattere battagliero stigmatizzando "il comportamento di coloro che tendono piangersi addosso", raccontando subito dopo la storia di San Pietro che si lamentava con il Signore perche' la sua croce pesava troppo. Allora Dio per accontentarlo lo conduce in una sala con tante croci invitandolo a sceglierne una. E quando, dopo diversi tentativi, l'apostolo si decise a prenderne una, il Signore gli fa notare che quella è proprio la sua croce".



Delle sofferenze che possono schiacciare chiunque, il Papa ha parlato con i senza fissa dimora incontrati domenica pomeriggio nella breve visita vicino alla stazione Termini. "Voi avete tanti problemi e io lo so. So anche che tante volte noi non giungiamo a quello stato di giustizia di pace. Ci sono tante, di ingiustizie, nel mondo, tante cose brutte". Ma vi sono anche cose che danno speranza, “come l'amicizia, come l'attesa di un bambino. E nei momenti dove la notte e' piu' oscura, e' perche' si avvicina l’aurora". "E quando e' piu' scura il sole di giustizia che e' il Signore, si avvicina".



Dunque, occorre "conservare la speranza. La speranza non delude, mai". Francesco parlava ai clochard ma in fondo comunicava anche a se stesso, rivelando che se uno riesce ad aprire il proprio cuore a Cristo, riesce sicuramente a vincere la tentazione di abbandonare la speranza. “Bisogna scommettere sui grandi ideali e avere sempre desiderio” altrimenti si muore dentro. Ogni tanto non è raro trovare “persone di 40, 50 anni che hanno il cuore più preparato per un funerale che per una festa».



A un giovane che gli chiedeva come fosse nato il suo amore per Dio, ha rivelato di sentirsi «un po’ un disgraziato in questo». Perché a non ama «Dio come lui dev’essere amato: io amo Dio come posso, ma sono sicuro che lui mi ama di più, ama me, e questo mi fa piacere». Da qui l’invito a lasciarsi «amare da lui, a non chiudere le porte», neanche quando si è stanchi e non si ha voglia di ascoltare i problemi degli altri.
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